Page 85 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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sizione alla politica del governo si risolse ad autorizzare la gerarchia ame-
            ricana  a  presentare l'enciclica  del  suo  predecessore  nel  senso  voluto  da
            Roosevelt, vale a dire che la Divini Redemptoris condannava il comunismo
            ma non il popolo  russo.

            Diplomazia di guerra: la Carta Atlantica, i rapporti con il Giappone
            e  con la Francia di Vichy

                Fin dal gennaio  1941, all'epoca della missione di Harry Hopkins a
            Londra, Roosevelt e Churchill avevano entrambi manifestato il desiderio
            di  incontrarsi per discutere  il problema  della  sconfitta  della  Germania.
            La conferenza, inizialmente prevista per marzo o aprile, fu rinviata prima
            a causa degli impegni del presidente relativi all'iter parlamentare del Lend-
            Lease Act poi per quelli del Primo Ministro a causa dell'estensione del con-
            flitto in Grecia e nei Balcani. L'incontro, il primo dei nove tra i due stati-
            sti  durante la guerra, avvenne dal 9  al  12  agosto  nella baia di Placentia
            nell'isola di Terranova ed è noto come conferenza atlantica (nome in codi-
            ce Riviera). L'obiettivo massimo di Churchill era evidentemente di ottene-
            re un impegno degli Stati Uniti ad entrare in guerra. Di fatto  ottenne di
            firmare con Roosevelt una dichiarazione congiunta, la cosiddetta "Carta
            Atlantica" (3 2>,  al cui punto sesto si proclamava la speranza di costruire una
            pace stabile "dopo la distruzione definitiva della tirannide nazista", il che
            costituiva  un implicito  impegno americano  ad ottenere  tale  obiettivo.

                 Roosevelt mirava soprattutto a sventare le accuse degli anti-interven-
            tisti,  secondo i  quali gli  Stati Uniti, come nella  prima guerra mondiale,
            avrebbero finito  per combattere in difesa  degli interessi dell'Impero bri-
            tannico.  Egli  voleva  anche impedire che la  riorganizzazione  post-bellica
            fosse complicata da trattati ed impegni segreti conclusi precedentemente.
            Gli inglesi diedero la formale assicurazione di ''non aver concluso alcun accordo



            (32)  Il testo  della  Carta Atlantica  e del comunicato  congiunto  in cui era inserita è in
                Frus, 1941, I, pp. 367-69; ibi, pp. 341-71 i principali documenti sulla conferenza;
                il testo italiano in Pastorelli, op.cit., pp. 440-41; ibi, pp. 427-45, una ricostruzione
                della conferenza atlantica, per la quale cfr. anche Balfour, op.  cit.,  pp. 1-9; Kimball,
                op.  cit.,  pp. 227-29;  Reynolds,  The  Creation ... ,  cit.,  pp.  257-65.  Come per tutte le
                vicende dei rapporti anglo-americani e più in generale della guerra resta di grande
                interesse W. Churchill, La seconda guerra mondiale,  parte terza, La Grande Alleanza,
                tr. it., Milano 1965 (pp. 1396-1416 sulla conferenza atlantica). Va però tenuta pre-
                sente l'osservazione di Reynolds: "In tutta La seconda guerra mondiale le relazioni anglo-
                americane appaiono in una tinta rosea,  con pochi esempi di sospetto o di contra-
                sti"  (Roosevelt,  Churchill ... ,  cit.,  p.  17).


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