Page 427 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                    Il generale Westphall dice a Giaccone al  suo  arrivo,  che  15  minuti
               dopo  le  16.00,  non  essendo  giunta  risposta  da  parte  italiana,  era  stato
               impartito all'aeroporto di Viterbo l'ordine per il decollo di un primo sca-
               glione di aerei per il previsto bombardamento di Roma. Viene immedia-
               tamente bloccato per telefono l'ordine per il decollo degli scaglioni successivi,
               e  fermato  per radio,  quello già  in volo.  Giaccone,  per un  pelo  certo,  ce
               l'ha  fatta.
                    Lo stesso generale Westphall non può fare a meno di sorridere a Giac-
               cone  nel  dargli  la  notizia  che  è riuscito  a  fermare  gli  aerei  in  volo.
                                ~
                    Oltre a  consentire la  costituzione ufficiale  del  Comando della  Città
               Aperta di Roma, l'accettazione italiana e la firma da parte del tenente co-
               lonnello Giaccone dell'ultimatum tedesco, significa sì la resa di Roma dal
               punto  di  vista  militare,  ma  ne  rappresenta  anche la  sua  difesa  e  la  sua
               salvezza  in quanto  risparmia alla  città ed  alla  popolazione un massiccio
               bombardamento, l'interruzione degli acquedotti ed evita, e certamente non
               è poco, a  100 000 soldati di essere tratti in prigionia. Se queste cose non
               avvennero, lo  ripeto, va dato atto, o meglio va reso  merito al tenente co-
               lonnello  Leandro  Giaccone  per:
                   avere accettato di rappresentare l'Italia nella trattativa con i tedeschi
                   là dove sarebbe stato compito del colonnello Salvi,  Capo di S.M. del
                   C.A. M.;
                   essersi assunto la responsabilità di firmare il documento-ultimatum te-
                   desco là dove sarebbe stato compito del generale Carboni, Comandante
                   del C.A.M.,  responsabile della Difesa di Roma o di qualche altro ge-
                   nerale;
                   avere avuto l'iniziativa personale di fare inserire, a suo rischio e peri-
                   colo,  nel documento tedesco il  riconoscimento di  Roma città aperta.


                                               * * *
                    Quest'ultima parte della mia relazione potrà, penso, sembrare spro-
               porzionata  rispetto  agli  aspetti  che  ho  precedentemente sviluppato.  Ma
               ho voluto di proposito descrivere passo per passo come si giunse alla fir-
               ma della resa di Roma. L'ho fatto nell'intento di sottolineare l'importanza
               che anche le trattative hanno avuto dopo 1'8 settembre, naturalmente pri-
               ma della dichiarazione di guerra, nei rapporti con i tedeschi, per la risolu-
               zione  di  particolari situazioni locali. Così,  che  la  trattativa di  Cefalonia,









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