Page 467 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               di fronte in una direzione diversa. Occorre infatti precisare ora che in campo
              alleato  non  c'era  un orientamento  uniforme  per  il  caso  Italia.  La  docu-
              mentazione  in  proposito  è  esaminata  molto  correttamente  dal  Wood-
              ward <9l  al quale quindi è opportuno rifarsi. In sostanza ci  sono tre distinti
               indirizzi: quello dei  britannici che sono fermi  sul principio della  resa in-
               condizionata e  sulla  conseguente amministrazione delle  zone liberate  da
              parte alleata; quello degli americani che sono anch'essi, in principio, per
              la  resa  incondizionata, ma che,  circa l'amministrazione, sono esitanti ad
               accettare la posizione britannica per non accollarsi un rilevante onere am-
               ministrativo; infine quello del Comando d'Algeri, cioè di Eisenhower che
               emerge  quando,  il  16 luglio,  gli  Stati  Maggiori  combinati  decidono  (su
               direttiva  politica) di  proseguire le  operazioni militari  in Italia,  conclusa
              l'occupazione della Sicilia, con due sbarchi, in Calabria passando lo Stret-
              to  di  Messina  e  a  Salerno,  allo  scopo  di  occupare l'Italia  meridionale  e
               centrale.  Queste operazioni, è bene precisare, dovevano  essere effettuate
               con le forze disponibili, senza cioè intaccare quanto era destinato all'Over-
              lord.  Dopo la  caduta di  Mussolini,  avendo  a  disposizione forze  limitate,
               Eisenhower pensò subito di sfruttare la situazione politica per mettere gli
               italiani fuori combattimento: offrire loro un armistizio onorevole su base
               solo  militare,  e stilò  il  testo  dei  primi undici articoli  di quel  documento
               noto  come  armistizio  breve,  o  militare.
                   Questa era la situazione al momento della proposta di Castellano. Va
               però aggiunto che al vago discorso fatto da Berio a Tangeri, il  5 agosto,< 10 l
               Churchill e Roosevelt concordarono di rispondere, l' 11  agosto: «Badoglio
               deve comprendere che non possiamo negoziare ma chiediamo la  resa in-
               condizionata e ciò significa che il governo italiano dovrebbe mettersi nelle
               mani dei governi alleati, i quali fisseranno poi le loro condizioni. Queste
               prevederanno una capitolazione onorevole».Oll Ma questa risposta non era
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               ancora giunta a Roma- arrivò il  14 agosto0 l- quando Castellano era
              già  partito  per  la  sua  missione.  Ma  non  ne  informarono  Eisenhower.
               Ricevuto il resoconto di Hoare, Eden lo trasmise a Churchill, che si trovava



                (9)  Op.cit., p. 461-485. L'argomento è stato poi sviluppato più ampiamente da B. Ar-
                   cidiacono, Le «précédent italien» et les origines de la guerre froide,  Bruxelles, Bruylant,  1984.
               (10)  Telegr.  Watkinson,  6  agosto  1943,  in  FRUS  1943,  Conferences,  p.  566-567.
               (11)  Churchill a Roosevelt,  11 agosto  1943, ivi, p.  5 78 e Churchill and Roosevelt:  The Com-
                   plete  Correspondence,  vol.  II: Alliance Forged, edited with commentary by W. F.  Kim-
                   ball,  Princeton,  Princeton  University  Press,  1984,  p.  384.
               (12)  Relazione  Berio  in  D.D.l.,  serie  nona,  vol.  X,  D.  A3.








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