Page 472 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LA COBELLIGERANZA: ASPETII DIPLOMATICI DELL'ATIIVITÀ MILITARE 469
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per il presidente, < l dà una versione vicina a quella del verbale Strong,
mentre Macmillan, nel promemoria per il suo governo, si esprime in ter-
mini sfumati per sottolineare solo che della cosa si era discusso, dopo l'in-
contro con gli italiani, la sera nella tenda di Alexander.< 25 l La precisazione
di questo punto riguarda la storia dell'armistizio, più volte narrata e che
sarebbe forse opportuno riprendere per averne una ricostruzione compiuta.
Qui interessa rilevare solo che la decisione dell'invio della divisione para-
cadutisti a Roma significa che, almeno il Comando d'Algeri, credeva alla
dichiarazione italiana di voler combattere contro i tedeschi anche se per
fare ciò si chiedeva un sostegno degli Alleati. In sostanza si può dire a
questo punto che della originaria proposta di cambiare campo avanzata
da Badoglio, e che presuppone la volontà dell'Italia di continuare a com-
battere, qualcosa era stato alla fine accettato: un cambiamento di fronte
di fatto che doveva però passare attraverso la resa e produrre conseguenze
politiche quando il contributo italiano alla coalizione delle Nazioni Unite
fosse divenuto effettivo.
Il 9 settembre, alla Casa Bianca, dove stava attendendo con Roose-
velt l'esito dello sbarco a Salerno e dell'operazione su Roma, Churchill in-
trodusse la discussione sugli sviluppi futuri della situazione politica dell'Italia
in questi termini: «L'opinione pubblica deve essere portata gradualmente
a rendersi conto di ciò che noi e i nostri Stati Maggiori abbiamo così chiaro
in mente, e cioè la conversione dell'Italia in una forza attiva contro la Ger-
mania. Sebbene non possiamo riconoscere l'Italia come alleata nel pieno sen-
so della parola, siamo stati concordi nel permetterle di pagarsi il biglietto la-
vorando, e che questo utile servizio contro il nemico verrà non solo aiutato,
ma ricompensato. Se dovessero scoppiare combattimenti tra italiani e te-
deschi, le prevenzioni della pubblica opinione scomparirebbero rapidis-
simamente, e in una quindicina di giorni la situazione potrebbe talmente
maturare, se sapremo dirigere in questo senso gli eventi, da rendere possibile
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una dichiarazione di guerra contro la Germania da parte dell'ltalia».< l
L'esposizione di Churchill incontrò il consenso del presidente e in-
sieme redassero un messaggio per Badoglio, che ispirandosi a queste pro-
(24) Murphy a Roosevelt, 8 settembre 1943, in FRUS 1943, Conferences, p. 1275-1283;
e R. Murphy, Diplomat among Warriors, New York, Doubleday, 1964, p. 191.
(25) H. Macmillan, War Diaries: Politics and War in the Mediterranean, 1943-1 945, Lon·
don, Macmillan, 1984, p. 201-202.
(26) Promemoria Churchill per Roosevelt, 9 settembre 1943, in Churchill, op. cit., p.
119-120; FRUS 1943, Conferences, p. 1287-1288; Kimball, op. cit., p. 443-444.
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