Page 106 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
P. 106
106 DOMENICO DE NAPOLI
moralistico con il pragmatismo, direi partitocratico, nel senso che mirava
ad assicurare alle forze del CLN la conquista di posizioni vantaggiose i'n
vista del dibattito politico del dopoguerra. "Il conflitto tra la Monarchia e
l'antifascismo- scrive lo Spriano- porta subito ad una radicalizzazione espres-
sa sulla testa delle masse, senza che essa abbia un contenuto di schieramento sociale
8
e di programma immediato contrapposto" .< >
Nella "Storia della resistenza italiana", Roberto Battaglia aveva espres-
so un giudizio ancora più pesante sui partiti dei CLN presenti nel meri-
dione "Isolati dal Paese, racchiusi in se stessi- osservò lo storico antifascista
- vanno sognando un'impossibile rivoluzione giacobina, una Costituente che giudi-
chi Vittorio Emanuele III come reo di lesa patria; e persino Benedetto Croce finisce
per credere al fantasma del processo al Re, quando rievoca alla radio il ricordo di
Carlo l e di Luigi XVI''. (9)
Mentre al Sud i partiti operavano in vista dei nuovi assetti politici
dell'Italia post-bellica, al Nord le esigenze della lotta armata contro i nazi-
fascisti avevano determinato, almeno inizialmente, un ben diverso atteg-
giamento dei Comitati di Liberazione nei confronti della Monarchia. In
una lettera inviata il 9 settembre 1943 al gruppo romano, Luigi Longo,
ipotizzando la trasformazione del CLN in Governo, si poneva l'interroga-
tivo: ''che posizione prenderà, nei confronti della Monarchia? Prenderà delle deci-
sioni che rendono impossibile ogni collaborazione con elementi monarchici ... oppure
cercherà una soluzione che, mentre afferma le proprie intenzioni repubblicane, non
tagli i ponti ad una collaborazione di elementi monarchici?". < to) La risposta la
forniva Longo stesso, sostenendo che i comunisti dovevano essere orienta-
ti "a una soluzione puramente di CLN, ma senza perdere di vista un'altra even-
tualità a cui possiamo essere costretti dalla situazione politica o dalle esigenze della
lotta contro i tedeschi: di essere costretti cioè a venire ad un compromesso con le forze
badogliane''. <Il)
Intendiamoci, il leader comunista non diceva nulla di originale; si
limitava a ripetere quanto aveva stabilito Stalin all'indomani dell'aggres-
sione nazista all'Unione Sovietica: bisognava creare un fronte unico ami-
tedesco, cercando anche la collaborazione dei monarchici. Ma questo è
un altro discorso; torno all'oggetto della mia relazione.
(8) P. Spriano, Storia del partito comunista italiano, Torino 1978, vol. V, p. 169.
(9) R. Battaglia, Storia della resistenza italiana, Torino 1964, p. 208:
(10) L. Longo, I centri dirigenti del PC! nella resistenza, Roma 1973, p. 142.
(11) Ibidem, p. 145. Inoltre, cfr. F. Catalano, Guerra Resistenza Ricostruzione, Milano, 1977.
II-VOLUME-QUINTO_ANNO.indd 106 07/03/16 14:57

