Page 172 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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              dall'agosto-settembre 1944 si ebbero unità di livello superiore (Divisione,
              Raggruppamento, Gruppo di combattimento, Reggimento, Legione), an-
              che  se  nessuna  delle  quattro  Divisioni  operò  mai  riunita.
                   Queste limitazioni dipesero non solo  da generale prevenzione antii-
              taliana dei comandi tedeschi, ma soprattutto dall'oggettiva impreparazio-
              ne della maggior parte delle unità, in gran parte autocostituitesi, scarsamente
              armate, male equipaggiate e spesso poco addestrate, e appartenenti a ben
              dieci diverse organizzazioni militari tra loro non coordinate e spesso anzi
              concorrenti  e ostili  (Esercito,  Waffin-SS,  Wehrmacht,  Decima Mas,  Aero-
              nautica, Guardia nazionale, Milizia difesa territoriale, Brigate Nere, Poli-
              zia e Legione Muti). Inoltre l'impiego fu limitato dagli handicap psicologici
              delle  unità  repubblicane,  derivanti  dal  reclutamento  per lo  più eteroge-
              neo,  dal mancato  sostegno  della  maggioranza  della  popolazione  civile  e
              dall'azione partigiana (che provocava stillicidio di perdite e diserzioni, ta-
              lora  con  passaggio  al  nemico).
                   Nella prospettiva tedesca - analoga,  mutatis mutandis,  a  quella degli
              alleati nei confronti della "cobelligeranza"  italiana - il contributo milita-
               re della RSI era non necessario sotto il profilo operativo, contrastante con
              la  politica tedesca  di  sfruttamento  delle  risorse  umane italiane (volta  ad
               impiegarle piuttosto nel servizio del lavoro), nonché con l'interesse di Hi-
              tler ad evitare che Mussolini potesse accampare benemerenze e disporre
               di uno strumento per consolidare il suo potere. Inoltre i tedeschi conside-
               ravano uno spreco assegnare preziose armi moderne ed equipaggiamento
               a soldati ritenuti meno combattivi e fedeli dei propri; e controproducente
               il ripristino della coscrizione in Italia, considerato dalle stesse autorità mi-
              litari repubblicane uno dei principali fattori  che alimentavano la guerri-
              glia  provocando  renitenza  e  diserzione.
                   Quanto alle dimensioni, si  deve dire che,  in termini di effettivi,  nu-
               mero di unità, durata delle operazioni, livello di perdite, l'impiego in com-
               battimento delle forze terrestri della RSI  fu  assai più consistente di quello
               delle analoghe forze regolari del Sud. Si tratta di un fatto che la storiogr!l-
               fia  militare e quella antifascista generalmente non  rilevano o minimizza-
               no,  ma  non  di  meno  oggettivo.
                   È vero che, a parte la difesa costiera, al momento della caduta di Ro-
               ma la RSI aveva in linea contro gli alleati solo i resti di 5 battaglioni, men-
               tre il  Corpo  Italiano di  Liberazione (C.I.L.)  contava già  20 000 uomini.
               Ma  in agosto,  con  il  rientro  delle  prime due  Divisioni  dalla  Germania,
               il rapporto si  rovesciò a favore della RSI.  Come diremo meglio più oltre,








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