Page 32 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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32 PIETRO PASTORELLI
E non se ne parlò più finché Churchill non risollevò il problema agli
inizi del 1944, quando cominciò a sgretolarsi il fronte del Tripartito, ma
senza successo: ora non solo Roosevelt, ma nemmeno Stalin voleva più
legarsi in alcun modo le mani. Il problema divenne acuto nell'agosto, in
seguito all'insurrezione di Varsavia, il 1° del mese, di fronte alla quale le
truppe sovietiche, ormai a pochi chilometri dalla capitale polacca, sospe-
sero l'avanzata al chiaro scopo di far completare dai tedeschi, con il soffo-
camento dell'insurrezione, lo sterminio che loro avevano iniziato nelle fosse
di Katyn. Questo bagno di sangue era uno dei mezzi per avere una Polo-
nia comunista nel dopoguerra. Churchill ne fu allarmatissimo per le pre-
visioni che l'atteggiamento sovietico autorizzava non solo nel caso polacco,
come altri gravi segni indicavano. Si recò ancora ad incontrare Roosevelt
a Quebec nel settembre. Ma le loro conversazioni furono inconcludenti
salvo che per alcune decisioni militari. Il risultato politico di maggior ri-
lievo fu la nota dichiarazione sull'Italia (nota come manifestazione della
politica degli Alleati :verso l'Italia più che per il suo profilo italiano), che
concordarono nel viaggio di ritorno durante la sosta che Churchill fece
ad Hyde Park presso il presidente americano. Non si ebbe invece nessuna
intesa su quanto stava a cuore al premier britannico, né Roosevelt, impos-
sibilitato a muoversi per l'impegno della sua campagna elettorale, volle
dare alcuna delega a Churchill, che aveva deciso d'andare in ogni caso
a parlare con Stalin. Anzi, fece di più. Scusandosi per l'assenza, Roosevelt
scrisse il 4 ottobre a Stalin che "non c'era questione, militare o politica, nella
quale gli Stati Uniti non fossero interessati'' e che ''solo loro tre, insieme, avrebbero
potuto trovare una soluzione a quelle irriso/te" .<13)
Con questo bel viatico Churchill arrivò a Mosca per far intendere
a Stalin che la Gran Bretagna non contestava le esigenze di sicurezza del-
l'U.R.S.S., la cosiddetta "fascia" che si doveva creare con una catena di
paesi a lei amici sull'esterno delle sue frontiere, ma dovevano essere rico-
nosciute anche le esigenze di sicurezza britanniche nel Mediterraneo orien-
tale (Grecia) e non dovevano essere forzate le situazioni locali in alcuni
paesi, come l'Ungheria e la Jugoslavia. Questo significavano le percentua-
li e non è nemmeno esatto riferirle alla quota di influenza nelle commis-
sioni di controllo sugli armistizi perché né in Grecia né inJugoslavia, paesi
vincitori, ce ne sarebbero state. Né c'era da aspettarsi che nei paesi che
venivano occupati dall'U.R.S.S. questa avrebbe consentito agli occidenta-
li di contare più di quanto questi avevano consentito di contare ai sovietici
(13) "Roosevelt a Stalin, 4 ottobre 1944", in Correspondence, cit., vol. II, D. 230.
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