Page 350 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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I  RAPPORTI  DIPLOMATICI  DEL  CLNAI                              349

               sistenza partigiana, sia perché, come scrisse Damiani, desideravano "ave-
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               re a che fare con persone serie''. < l  Del resto in nessuno dei momenti cruciali
               dei  rapporti  tra  resistenza  partigiana  ed  alleati  (l'avvio  dei  contatti  con
               il CLNAI, il proclama Alexander, gli accordi del dicembre  1944, le  deci-
               sioni in vista della liberazione) emersero tra inglesi e americani divergen-
               ze importanti, come invece avvenne, in misura però da non sopravvalutare,
               riguardo alla politica generale verso l'Italia e in particolare il Regno del Sud.
                    L'errore  di  fondo  del  CLNAI,  specialmente  nella  prima  fase,  fu  lo
               stesso  degli  antifascisti  del  sud:  quello  di  contrapporsi alla  monarchia  e
               al governo  regio,  di  ignorare  se  non  screditare le  forze  armate  regolari.
               Errore di cui furono responsabili più gli azionisti e i socialisti dei comuni-
               sti, molto abili  a  predicare, con Togliatti fin  dagli  ultimi  mesi  del  1943,
               una politica di  "unione nazionale"  finché  durava la guerra. In verità gli
               antifascisti del nord, consapevoli che nelle file  della  resistenza partigiana
               non erano certo pochi i monarchici, evitarono i volgari attacchi alle forze
               armate regie in cui si  distinsero al sud i loro confratelli, a cominciare da
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               Sforza;< l  eppure  ancora  il  10 gennaio  1945  Pajetta  doveva  scrivere  ai
               membri del CLNAI: "È mia opinione che un vostro appello o vostri riconoscimenti
               per i soldati italiani che hanno combattuto nel CIL o stanno per ritornare a combat-
               tere  sarebbe  cosa  utilissima" .<83)

                    Occorre riconoscere che si  comportò diversamente il  "governo  Bado-
               glio, che, se  era ostile ad una politicizzazione della  Resistenza e aspirava a  tener/a
               sotto  il proprio  controllo  e militarizzarla,  considerava però  il suo  sviluppo  e il suo
               contributo  alla  lotta  contro  i  tedeschi  e la  RSI di grande  importanza  per ottenere
               da  Londra e Washington  (e  da Mosca) un miglior trattamento dell'Italia al tavolo
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               della pace e per rafforzare le pericolanti fortune della  monarchia''. < l In altre pa-
               role la  "diplomazia" resistenziale si impegnò soprattutto nei rapporti con
               gli anglo-americani ad esaltare il  ruolo politico e militare del CLNAI an-
               che  a  costo  di  erodere la  credibilità  e l'autorità del  governo  italiano:  in



               (81)  A McCaffery,  10-11-43,  in  Secchia-Frassati, op. cit.,  p.  35.  Molti  leaders  azionisti
                   erano  inoltre  da  tempo  in  rapporti  con  il  SOE.
               (82)  Si  vedano le  sue accuse al Regio  Esercito di  essere "un nuovo  esercito regolare fascista
                   (per uccidere italiani, non i tedeschi)"  (all'assistente segretario di Stato statunitense Ber-
                   le,  17-12-43, in Foreign Relations of the United States,  1943, Il,  Europe,  Washington
                   1964,  p.  439).
               (83)  In  Secchia-Frassati,  op. cit.,  p.  224.
               (84)  De  Felice,  Introduzione,  cit.,  p.  XXVII.








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