Page 530 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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L'INDUSTRIA  ITALIANA  AL  SERVIZ IO  DEI  TEDESCHI               529

               anche compravendite) e che i tedeschi avevano osteggiato questi contratti,
               il  cui fine  era,  per i  rappresentanti italiani,  "che  risultasse in  modo  categori-
               co ... che il trasferimento non fosse  un atto volontario né consensuale, ma coattivamen-
               te  imposto".
                    Prosegue Rocca: "I negoziatori- fra i quali il sottoscritto finì per assumere
               involontariamente la parte principale - si attennero alle suddette direttive ...  Si ar-
               rivò così  il 6 ottobre alla definizione di un testo fra il Dott. Erk e il Dott.  Reichelt
               (venuto  appositamente  da  Berlino)  da parte germanica  e il sottoscritto  - assistito
               dai dirigenti dei  Comitati per la  Chimica e della  Siderurgia  - da parte italiana,
               testo  da  sottoporsi  sia  al Generale  Leyers  sia  al Ministro  dell'Economia".
                    Ma  le  ditte  principali  lo  ritennero  "troppo  oneroso".
                    Nella  riunione svoltasi  a  Bergamo  il  13  ottobre Rocca  propose che
               il contratto divenisse esecutivo soltanto per le aziende che ne avessero chiesto
               l'applicazione: "Ebbi l'impressione che tale proposta fosse accettata. Viceversa l'oggetto
               fu posto  nuovamente in  discussione  dal Comitato  Centrale  il 16-18 e 20 ottobre.''
               A quel punto si  fronteggiavano due tesi:  il Comitato della chimica e della
               gomma riteneva che la garanzia del contratto dovesse essere estesa a tutte
               le  aziende e a tutti i trasferimenti che venivano attuati,  "indipendentemente
               dai motivi per cui non  venga firmato o non si intenda firmare un contratto singolo''.
               Diversamente,  il  Comitato  della  Siderurgia  sosteneva  che  la  nuova  con-
               venzione e il contratto tipo dovessero valere solamente per le  aziende che
               ne  facessero  esplicita  richiesta.
                    Secondo Rocca,  pur dovendo  rispettare le  aziende  che  si  sentivano
               da esso danneggiate, il contratto tipo era "il massimo sostanzialmente ottenibi-
               le  ora  dalla  controparte  germanica".
                    Grottanelli  scrisse  a  Rocca  1'8  novembre  sostenendo  che,  mentre  in
               un primo periodo dopo 1'8 settembre si  era agito senza seguire una diretti-
               va univoca, poi si  era affermata la convinzione secondo la quale era meglio
               evitare  vendite  dal  vantaggio  illusorio.  L'accordo  di  fine  agosto  fissava  il
               punto fermo secondo il quale doveva essere garantito il "ripristino" del po-
                                                                                  95
               tenziale economico italiano.  Era questo  "lo  spirito  e la  moralità dell'accordo". < >
                    I problemi sorsero, secondo Grottanelli, con la stesura del contratto-
               tipo, dal momento che l'operazione implicava rischi che nessuna azienda
               tedesca poteva permettersi di affrontare. Rischi che di conseguenza dove-



               (95)  Grottanelli a  Rocca,  8  novembre  1944, in Archivio  Insmli,  Fondo  Merzagora,  b.
                   16,  f.  13  (e  appendici).








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