Page 538 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LA  RI NASCITA  DEI  PARTITI ,  LA  SVOLTA DI SALERNO             537

               al completo da antefascismo, esilio, ed emarginazione (anche nella forma
               di carcerazione e confino di polizia) e registrava, quindi, una sensibile di-
               varicazione rispetto alla  dinamica politico-sociale vissuta  dal Paese il  cui
               regime dominante in fasi  e con motivazioni disparate aveva attratto e as-
               sorbito tanta parte degli avversari  originari:  sindacalisti,  socialriformisti
               e persino  un  nemico  dichiarato,  a  lungo  esule  in  Francia,  quale  Arturo
               Labriola. Se persisteva un vasto elettorato potenzialmente socialista - co-
               me poi emerse nelle consultazioni amministrative e politiche del  1946 -
               proprio la dirigenza di un'area partiti ca solo dal regime temporaneamen-
               te sottratta a dispute laceranti e a ricorrenti scissioni, compresa quella in
               esilio e detenuta, che pure aveva vissuto le esper,ienze della guerra di Spa-
               gna e l'altalena di voltafaccia della Terza lntern~z'ionale dalla lotta contro
               "socialfascisti"  e trotzkisti alla  "linea Dimitrov" dei  fronti  popolari e al
               revirement seguito al  patto Ribbentrop-Molotov (o  Hitler-Stalin,  più reali-
               sticamente), s'era infine appiattita nel "patto di unità d'azione", reiterato
               proprio quando, con il  crollo  del  fascismo,  per il  socialismo s'era aperto
               lo spazio per una via del tutto autonoma, nettamente opposta al totalitari-
               smo sovietico e capace di far valere i contenuti libertari e democratici del-
               la tradizione socialista italiana, ancorata a figure inequivoche, da Pisacane
               ad  Andrea  Costa,  Turati,  Bissolati ... <5l
                    Meno inchiodati alle posizioni dell' antefascismo e nondimeno vecchi
               partiti erano la Democrazia Cristiana e il Repubblicano Italiano, che riaf-
               fiorarono  dal passato con fisionomia  pressoché identica a  quella  assunta
               nella  fase  immediatamente precedente l'eclissi  delle libertà politiche.  En-
               trambi - e più la  DC che il  PRI - registravano tuttavia un significativo
               arricchimento e ringiovanimento dei loro quadri e degli  aderenti. La  De-
               mocrazia Cristiana, in particolare, si  poté avvalere del cospicuo concorso
               dellaicato cattolico: soprattutto la FUCI e l'Azione Cattolica, recanti linfa
               e un vastissimo personale cresciuto a diretto contatto con l'evoluzione del
               paese e potenzialmente pronto ad assumere pubbliche responsabilità. La
               DC si  poteva concedere di rimanere "vecchia" soprattutto nella "delega"
               tacitamente  conferita  alla  Chiesa  per  assicurarle  reclutamento  di  quadri
               prepartitici e lievitazione del consenso. Su  altro versante la  DC già si  di-
               sponeva ad accogliere e a restituire in posizioni dirigenziali eminenti quanti,



               (5)  Di tale complessità tentò una sintesi storica lo  stesso I. Bonomi in Diario di un anno,
                  giugno  1943  ·  10 giugno  1944,  Milano,  Garzanti,  1947. Di Bonomi si  veda  il  profilo
                  in Dizionario biografico degli Italiani, dovuto a Luigi Cortesi, del quale v.  altresì Il socia-
                  lismo italiano tra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del PSI,  1892·1921, Bari, La·
                  terza,  1969.








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