Page 541 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               in  occasione  della  crisi  dalla  quale  nacque  il  secondo governo  Bonomi:
               alleggerito da quegli otto "ministri senza portafoglio" che nella compagi-
               ne insediata il  18 giugno (a tale riguardo modellata su quella già presiedu-
               ta da Badoglio a Salerno dal  22  aprile  1944) rappresentavano una sorta
               di  "commissariamento"  della  rinascita  nazionale.Oll
                   Proprio perché in massima parte provenienti da carcerazione, confi-
               no ed esilio (era il  caso dello stesso Alcide De Gasperi, durante il  regime
               "rifugiato"  sotto  l'ala  protettrice  della  Città  del  Vaticano,  donde  trasse
               di che vivere; e di personaggi quali Carlo Sforza, Giuseppe Saragat e Pal-
               miro Togliatti) quei  "ministri-commissari" avevano evidenziato il  vinco-
               lo della dipendenza italiana da direttive esterne in domini nei quali l'assoluta
               sovranità non era mai stata (o  mai era apparsa né era stata considerata)
               intaccata. Sicché proprio il cammino della ricostruzione li  rendeva ormai
               superati  e  inopportuni.
                   Tra i riflessi  più rilevanti, sul lungo periodo, di tale subordinazione
               andrà meglio approfondito il mutamento intervenuto nel quadro dei rife-
               rimenti culturali e ideologici al  quale la  classe politica italiana attinse nel
               corso  della  lotta  di  liberazione - con  più evidenza  dal  1944, cioè  dopo
               la liberazione di Roma già gravata di significati simbolici -e nella succes-
               siva ricostruzione. Se agli albori del Risorgimento nazionale Francia e Ger-
               mania  avevano  avuto  un  ruolo  preminente  nella  formazione  ideale  e
               nell'ispirazione dell'azione di governo della  dirigenza italiana e il piccolo
               Belgio aveva finito  per esercitare un'influenza in taluni momenti persino
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               superiore a quella di Stati Uniti d'America e Gran Bretagna,0 l dalla Rus-
               sia degli  Zar poco si  era  ritenuto di  dover apprendere,  se  non gli  aneliti
               libertari  e le  rivendicazioni  di  esuli  e utopisti  voltisi  all'Occidente.  Ora,
               invece,  erano gli  USA  e il  Regno  Unito a  far  da modello  mentre l'URSS
               diveniva  a  sua  volta  oracolo  suggestivo  anche  per  "ex fascisti"  che  non
               ignoravano le solide relazioni economiche e le assonanze ideologiche talo-
               ra  baluginanti  durante  il  regime  mussoliniano.  Per  contro  tutto  ciò  che
               sapesse  di  Germania  ora  veniva  respinto  come  barbarico  e  odioso.  Per


               (11)  Per un ampio profilo v.  Pietro Ignazi,  Il polo escluso,  Bologna, Il Mulino,  1989; Gia-
                   no Accame, Socialismo tricolore,  Novara, Editoriale nuova. V.  altresì Franco Franchi,
                   Caro  nemico,  Roma,  Settimo  Sigillo,  1990.
               (12)  Per un inquadramento generale delle forme del  potere in Italia Giuseppe Galasso,
                   Storia  del potere  in  Italia,  1848-1967,  Firenze,  Vallecchi,  1967;  Giuseppe  Galasso,
                   Potere e istituzioni in Italia, Torino, Einaudi,  1974; Roberto Ruffilli (cura di), Cultura
                   politica e partiti nell'età della  Costituente,  Bologna,  Il  Mulino,  1979 e,  per il  dibattito
                   sui  CLN,  Guido  Quazza,  Resistenza  e storia  d'Italia,  Milano,  Feltrinelli,  1976.








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