Page 544 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LA  RINASCITA  DEI  PARTITI,  LA  SVOLTA  DI  SALERNO             543

               annientare questo  Paese perché non potesse più risorgere  al rango  di grande  Poten-
               za". E poiché, unici interlocutori dei vincitori rimanevano il Re e il gover-
               no  che  aveva  impegnato l'Italia  al  rispetto  delle  condizioni  armistiziali,
               era altrettano evidente il danno che alla sua credibilità e alla sua ricostru-
               zione veniva inferto da qualsiasi diminutio  della  autorevolezza della Coro-
               na, insidiata quale cardine della vita istituzionale, quanto più alla richiesta
               di abdicazione di Vittorio Emanuele III si  accompagnavano le ipotesi più
               disparate e statutariamente strampalate sulla successione:  che i ciellenisti
               raccolti  a congresso  in Bari intendevano riservare non già al  Principe di
               Piemonte (a danno del quale veniva utilizzata la sistematica denigrazione
               orchestrata dalle frange eversive del passato regime fascista e della neona-
               ta Repubblica sociale) bensì al Principe di  Napoli,  di  appena sette anni,
               sotto  tutela  di  un reggente in forme  non previste dallo  Statuto (lo  stesso
               presidente del Consiglio, come il Maresciallo Badoglio più avanti nel tem-
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               po  si  premurò  di  comunicare al  Re).0 l
                    L'impennata velatamente antidinastica esplosa nelle file  dei modera-
               ti al Sud era speculare al sanguinoso regolamento di conti in corso al Nord
               nei ranghi del fascismo repubblicano e socialista. Le sentenze capitali pro-
               nunziate dalla  Corte straordinaria a  carico dei gerarchi  del Gran Consi-
               glio colpevoli di aver esercitato i propri poteri e in parte tradotti dinanzi
               al  plotone  di  esecuzione  (compreso  il  senatore De  Bono,  in  spregio  alle
               prerogative riservategli  dal  laticlavio)  a Verona  riecheggiavano  le  nuove
               "tavole" del fascismo, così come nel Mezzogiorno il ritorno alla normalità
               si accompagnava, paradossalmente, all'instaurazione di "tribunali straor-
               dinari", quale l'Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo:  stra-
               vaganza pseudogiuridica (del resto reiterata nel corso della Repubblica in
               altre  forme  e  ad  altro  proposito),  incaricata  di  percorrere  con  sentenze
               sommarie il  dibattito politico e la  più matura riflessione storica, proprio
               per forzare l'uno e l'altra a fungere da durevole avallo per provvedimenti
               non di  rado aberranti, "non soltanto inumani ma addirittura contrari al dirit-
               to"  (come osservò  il  citato Paolo  Puntoni) per l'introduzione e l'applica-
               zione  retroattiva  di  principi  e  norme  di  cui  indagati  e  condannati  non


               (17)  L'indignazione del sovrano è testimoniata anche da P.  Puntoni, op.cit.  Il Marescial-
                   lo Badoglio cercò tuttavia di prospettare la soluzione - formalmente antistatutaria
                   - quale ipotesi  non sua  ma  di  altri  ambienti  monarchici. Sulla  vicenda  rinviamo
                   ad Aldo A.  Mola,  " Corona, governo, classe politica nella  crisi dell'estate  1943"  in
                   AA.VV., L'otto settembre quarant'anni dopo, Atti del convegno internazionale di Mila-
                   no,  7-8  settembre  1983,  Roma,  Ministero  della  Difesa,  1985.








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