Page 593 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               del XX secolo, e dall'angustia intellettuale che- ignorando i precedenti-
               lo voleva nato soltanto col28 ottobre 1922, nacque alla fine del1943 quella
               teoria degli "atti rilevanti", manichea e quindi paranoica, che senza alcun
               dubbio fu l'origine prima di quel pernicioso blocco intellettuale e politco
               nel quale - del resto - viviamo ancora oggi. Con una formula amplissima
               ed anzi onnicomprensiva, si sostenne, nei fatti, che tutto quanto era avve-
               nuto in Italia al momento della "marcia su Roma" costituiva "colpa" , da
               ascriversi ad un ben determinato ed identificabile numero di persone che,
               pertanto,  dovevano  essere  punite.
                    Era un pessim,o primum movens,  poiché come ben ha osservato Aldo
               A.  Mola, la  "marcia" non conteneva affatto vent'anni di regime.  A que-
               st'ultimo - con quanto vi fu di ripugnante, come le leggi razziali - si giunse
               per gradi ... ed il passaggio decisivo ne fu  la  riforma elettorale.  Essa però
               non fu "fascista", bensì rispose ad un disegno coltivato da tempo da Gio-
               litti stesso e, in genere, dai Liberali, fautori del collegio uninominale e del-
               la  concessione di un  "premio" al  partito maggioritario.  Prospettata dal
               Gran Consiglio del fascismo il 26 aprile del  1923, la riforma venne preli-
               minarmente discussa da una commissione di  18 sperimentati parlamen-
               tari ed approvata infine da 10 contro 8, con l'apporto determinante dei
               liberali. Infine, essa passò alla Camera con 223 voti contro 123, ed al Se-
               nato con 165 contro 41. Giova osservare che i voti favorevoli  all'affossa-
               mento del sistema elettorale vigente, non raggiungevano la metà dei deputati
               in carica. Il regime passò con l'assenso degli assenti: la maggior parte dei
               quali  apparteneva  "ai partiti d'opposizione".(2)
                    Del resto, non era stato neppur necessario attendere il1923 e la nuo-
               va legge eletto tale, poiché l'imprimatur della Camera alla "marcia" era già
               stato dato il  17 novembre dell'anno precedente, quando si era votata la
               "fiducia" a Mussolini con 306 voti favorevoli e .soltanto 116 contrari, su
               un totale di 422: e quando tra i favorevoli si eran potuti vedere Bonomi,
               Giolitti, Orlando, Salandra, De Gasperi e Gronchi. Sia sul piano morale
               che su quello politico, era difficile non scorgere "atti rilevanti" nelle due
               votazioni, quella del 1922 e quella successiva per la nuova legge elettora-
               le:  ma se  non vi  si  potevano o  non vi  si  volevano scorgere,  da qual mai
               altro punto della Storia sarebbe dovuto scattare il congegno dell'epurazione?
                    Un tal quesito era di difficile soluzione proprio per i partiti della si-
               ni,;tra,  e  specialmente  per  quello  comunista.  In generale,  si  poteva  ben



               (2)  Aldo A.  Mola,  Vittorio  Emanuele  Il/,  il Re isolato,  Centro Studi  Piemontesi,  Torino,
                  marzo  1988, pag.  161.








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