Page 272 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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264 FRANCO BANDINI
Va dalle scelte, sia staliniane che alleate non si verificarono meccanica-
mente all'istante: in realtà, vi fu, come del resto si conosce bene, un lento
avvicinarsi alla soluzione poi adottata da entrambe le parti, con un pro-
cesso che può esser fatto risalire almeno alla tarda estate del 1942. Con
gli sbarchi alleati in Nord Africa, Stalin non ottiene infatti ed ancora quel
"secondo fronte" che gli è drammaticamente indispensabile, ma comin-
cia a valutare con crescente ottimismo la possibilità di condurre ad un
termine vittorioso la guerra. Tutto dipende, naturalmente, dal successo
del previsto sbarco alleato: quando questo si verifica, l'opzione di pace
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separata con la Germania recede sin quasi a scomparire.< >
Ma non del tutto, poiché il dissanguamento dell'Armata Rossa pro-
cede ad un ritmo talmente frenetico da rendere imminente una crisi mili-
tare di prima grandezza. Sappiamo oggi che l'Armata, nei 1417 giorni
del suo asperrimo confronto con le forze tedesche finisce col perdere circa
3 7 milioni di uomini, tra morti e feriti, ad un tasso giornaliero pressoché
uniforme di 26 000 soldati, sia che si trovi all'attacco che in difensiva.
Se ciò significa che nei circa 1150 giorni che vanno dal 22 giugno 1941
alla metà dell'agosto 1944 sono stati perduti un po' meno di "trenta mi-
lioni di militari", anche vuol dire che per le battaglie dei restanti otto me-
si scarsi, il pedaggio richiederà altri sette milioni di uomini. Stalin e lo
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Stavka lo sanno.< >
In parte, si rimedia col massiccio impiego di personale femminile col
rinvio al fronte dei feriti, con leve forzate nei paesi appena conquistati.
(5) Per conseguenza, la reazione di Hitler segue lo stesso ordine logico, ma inverso. Do-
po lo sbarco alleato in Normandia, egli pensa ad una grande battaglia d'arresto in
Francia, contro gli Alleati, dal cui successo ricavare il tempo ed i mezzi necessari
per saldare il conto a Stalin. Da questa impostazione del problema, nasce l'offensiva-
lampo delle Ardenne, accompagnata da una testarda resistenza al fronte russo, nel
quale l'avanzata sovietica incontra una serie di sconfitte poco note, specie in Unghe-
ria, ai due lati del Lago Balaton. Qui l'ultima controffensiva tedesca termina soltanto
col 18 marzo 1945. Vienna del resto, cade nelle mani dell'Armata Rossa soltanto
il 13 aprile.
(6) Se fino all'estate 1944lo Stavka conduce la battaglia con un buon livello professiona·
le, dopo quel momento sembra perdere la propria lucidità, forse per l'allungarsi smi-
surato delle proprie linee di rifornimento e per i problemi di ogni ordine che presenta
l'avanzare non più per la riconquista del proprio territorio, ma per l'invasione di
quello nemico, tra popolazioni ostili. La somma delle difficoltà non si traduce tutta-
via in una maggiore razionalità nella condotta della battaglia, ma nello sperpero folle
delle ultime riserve umane a disposizione. È la stagione dei "generali macellai", che
per superare i campi minati tedeschi non esitano ad usare interi battaglioni di fante-
ria: tanto più che si tratta di truppa ormai "coloniale", uzbechi, mongoli, azerbagiani.
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