Page 277 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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L'EPURAZIONE  E  LA  SUA  PARABOLA  POLITICA                      269

               di fucilare tre soldati tedeschi o fascisti prigionieri per ciascuno degli uc-
               cisi  al  Piazzale.  Cosa  che viene  eseguita  subito,  portando  a  75,  intanto,
               le  vittime  complessive  di  quella  bomba.< 10 >
                    Sui tanti episodi di questo stesso  tipo,  si  innesta una sorda ed acre
               polemica tra i Partiti clandestini, i moderati da una parte e gli oltranzisti
               dall'altra. È la polemica sull'attesismo, nella quale i moderati partono psi-
               cologicamente svantaggiati,  poiché il  rifiuto,  od anche la  semplice esita-
               zione ad entrare in azione armata, li colloca automaticamente dalla parte
               del  nemico,  almeno  "in omittendo".  Né essi  possono  spiegare  - per le
               stesse  ragioni  psicologiche - quello  che  oggi  si  comincia  a  storicamente
               intravedere:  che  il  tentativo  di  coinvolgere  "le masse"  rimane  sterile,  e
               che il suo costo globale, in puri termini di vite umane, risulta eccezional-
               mente elevato: alla Liberazione, la Repubblica di Salò risulterà gravata dal
               peso odioso di almeno 11 000 fucilazioni, mentre sulla Resistenza si accu-
               mulerà quello,  non meno tragico,  di  circa 45 000 esecuzioni,  dopo il  25
               aprile del  1945.  Bilancio al  quale vanno aggiunte migliaia  e migliaia di



               (10)  In linea di massima, a questo totale dovrebbero essere aggiunte le persone poi fuci-
                   late a Dongo il28 aprile  1945, che furono appunto 15, oltre a Mussolini ed a Cla-
                   retta Petacci, fucilati altrove. Non tutti i 15  di Dongo rientravano in quella categoria
                   di  alti  responsabili  che giusta  il  Codice  appena  emanato  - dovevano e  potevano
                   esser soppresse "previo riconoscimento". In ogni caso, stanti le modalità della scel-
                   ta, il numero delle esecuzioni e la destinazione dei cadaveri al Piazzale Loreto, pare
                   indiscutibile la relazione intercorsa tra la bomba dell'8 agosto, la  successiva fucila-
                   zione degli  ostaggi,  la  rappresaglia  "tre per  uno"  in montagna e  le  esecuzioni  di
                   Dongo: per cui si dovrebbe concludere che quella bomba costò in definitiva la vita
                   di  90  persone.
                   Quanto poi alle esecuzioni eseguite per ordine del CLNAI in montagna e nei gior-
                   no  successivi  al  10 agosto  1944,  il  già  citato  Luigi  Borgomaneri,  nel  suo volume
                   (vedi nota precedente), riferisce alla pag.  161 che l'ordine provenne "dal Comando
                   Generale Garibaldino", e cita a sostegno la voce "Loreto" della ben nota "Enciclo-
                   pedia dell'Antifascismo e della Resistenza"  (Vol. III). Frederick Deekin, Storia della
                   Repubblica di Salò, Einaudi,  1962, pag.  794, scrive che l'ordine provenne dal Comi-
                   tato di Liberazione, ma specifica che i fucilati furono "15 militi fascisti e 30 soldati
                   tra tedeschi ed italiani". Ricci orti Lazzero, nel suo Le Brigate Nere (Rizzoli Ed.,  1983),
                   alla  pag.  66,  torna ad indicare come  origine  della  disposizione  il  Comando  delle
                   Brigate  "Garibaldi", e  fissa  il  numero dei  fucilati  a  45  tra  tedeschi  e  fascisti.  In
                   più, fornisce, almeno per 15 di essi, una precisazione di notevole interesse, specifi-
                   cando che costoro erano stati catturati in Valdossola su di un treno. Di queste fuci-
                   lazioni, che ovviamente pongono un delicato problema (rappresaglia più rappreglia,
                   più rappresaglia, con andamento esponenziale), non si  rinviene nessuna altra trac-
                   cia,  neppure  nelle  opere  dedicate,  con  larghezza  documentaria,  alle  attività  delle
                   Divisioni  assolane  di  Cino  Moscatelli.








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