Page 282 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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274 FRANCO BANDINI
La parabola della epurazione "legale" - si è visto - è brevissima e
termina in pratica con l'amnistia del Guardasigilli Togliatti. Ma quella
della "epurazione parallela" è indefinita nel tempo, tanto che giunge sino
ai giorni nostri. Che ne sono, probabilmente, soltanto una tappa.
segue nota
La seconda fonte è il volume Gli assassini sono tra noi di Simon Wiesenthal, (Garzan-
ti, 1967), alle pag. 79, 95 e 96. Wisenthal vi ha narrata l'intera vicenda da testimo-
ne, in quanto venne invitato a Praga nel settembre 1964 per prendere visione del
contenuto delle casse, nelle quali campeggiavano gli elenchi dei collaboratori della
Gestapo nei diversi Paesi europei, ed un rapporto sulle attività spionistiche tede-
sche in Italia. Venne detto a Wiesenthal che "molti di quegli uomini occupano oggi
posizioni di primo piano nei rispettivi Paesi". Una copia degli elenchi era stata
consegnata ai russi. Il tutto era inquadrato nella scoria delle casse, partite - si disse
- da Berlino il 12 aprile 1945 sotto scorta delle SS, e scaricate nel Cerne Jezero
per l'approssimarsi delle avanguardie alleate. Altre casse erano srate gettate nel Chiem-
see, in Baviera.
Quanto alle connessioni con il "caso Moro" esse risalgono ad uno dei più singolari
episodi del giornalismo italiano. Nel dicembre 1969, giunsero nominativamente
ad una cinquantina di giornalisti delle maggiori testate altrettante copie del volu-
metto a stampa di Luciano Luberti l camerati, edito dalla Organizzazione Editoriale
Luberci, di Roma. In esso, che l'A. conserva, non soltanto si sosteneva che Aldo
Moro era stato informatore della Gestapo, e che fosse "Standarcenfuhrer" onorario
SS, ma si discuteva di come potesse essere eliminato. Scartato un banale attentato,
del resto di difficile esecuzione, si concludeva per una operazione complessa, da
eseguirsi con due potenti vetture, un gruppo di "killer" armati di mitra, nonché
l'uccisione della scorta al completo: con un progetto che anticipava quindi l'aggua-
to di via Fani di ben otto anni.
Per l'insieme di tali rivelazioni, vere o presunte, nacque per noi e per le nostre Di-
rezioni un notevole imbarazzo, dal momento che il volumetto poteva considerarsi
pubblico. Ne venimmo tuttavia alleggeriti perché poche settimane dopo si apprese
dai giornali che il Luberti era il probabile uccisore della sua convivente Carla Gru-
ber, trovata morta nell'appartamento in comune a Genova appunto nel gennaio
1970. Si venne a conoscere, parimenti, che il Luberti aveva militato nelle SS italia-
ne, e che era stato soprannominato "il boia di Albenga", per il che era stato con-
dannato prima a morte e poi all'ergastolo il6 marzo 1947. Salvo uscire di carcere
già nel 1953. Riarrestato a Napoli, in conseguenza della morte della Gruber, nel
1971, venne condannato ad altri 22 anni ma, anche qui, venne rimesso in libertà
il 17 giugno 1981.
Al momento del rapimento di Aldo Moro, e della sua uccisione, il 9 maggio 1978,
la scoria sepolta ma non dimenticata de l camerati, ci turbò nuovamente e con mag-
gior forza, in quanto la coincidenza tra anticipazione e realtà era sconvolgente, nonché
rinforzata da quanto già si conosceva della operazione "Nettuno" . Vi era anche
un elemento ulteriore, e cioè la voce insistente, durante quei fatali 53 giorni, che
Moro fosse stato in realtà tenuto prigioniero nell'Ambasciata Cecoslovacca. Tale
voce venne poi ripresa da Giorgio Galli nel numero 933 del mensile "Segretissi-
mo'' (31 .1.1982) in un racconto a chi a ve intitolato Un uomo politico chiamato cavallo,
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