Page 286 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               Truman a dare via libera ad una rapida avanzata che battesse sul tempo
               le forze di Tito, ricordò che:  "Possession is  nine points of the law" . (3)  Le  parti
               in  causa  erano  ben  consapevoli  che  dopo  la  prima guerra  mondiale gli
               italiani erano stati non poco avvantaggiati rispetto alla Jugoslavia dal fat-
               to di trovarsi nella condizione di beati possidentes dei territori da essi riven-
               dicati. Per questo fin dallO giugno 1944 un Appunto segreto della segreteria
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               generale del ministero degli  esteri italiano < l  aveva  raccomandato al  ma-
               resciallo  Badoglio, che stava per lasciare la guida del governo e del dica-
               stero,  di  prospettare agli  anglo-americani  "la necessità,  al  momento  del
               crollo  della  Germania,  dell'immediato  invio  di  unità  navali  italiane  nei
               porti  di  Trieste,  Fiume  e  Zara e  di  forze  armate  italiane  nei  principali
               centri della Venezia Giulia accanto alle unità ed alle forze anglo-americane,
               nonché la necessità di una diretta amministrazione anglo-americana nella
               zona della frontiera orientale". Occorreva evitare che le forze di Tito creas-
               sero  "un fatto  compiuto"  attraverso l'occupazione di  regioni  delle quali
               i Comitati  di  Liberazione di  Slovenia  e Croazia avevano già proclamato
               "l'annessione" e che i partigiani comunisti slavi  ripetessero su  più vasta
               scala i massacri della popolazione italiana già compiuti nel settembre-ottobre
               1943.

                   L'esigenza che le zone in questione fossero  "occupate non dai parti-
               giani jugoslavi, ma dalle truppe anglo-americane (possibilmente con unità
               italiane) che dovrebbero essere tempestivamente trasportate a Trieste, via
               mare" fu  ribadita all'inizio di agosto al Marchese Giovanni Visconti Ve-
               nosta, sottosegretario agli esteri, dal direttore generale degli affari politici
               Conte Vittorio  Zoppi.  Una richiesta  in tal senso  agli  alleati  era peraltro
               da considerare insieme ad un'altra iniziativa, tutta italiana:  "Suggerire al
               nostro Comando Supremo, per l'eventualità che esso abbia segreti contat-
               ti  con Comandi ed unità della  pseudo Repubblica Sociale,  di  interessare
               tali comandi a presidiare i paesi della Venezia Giulia appena si  verificas-




               (3)  In  Foreign  Relations of the  United States. Diplomatic Papers (FRUS), 1945, vol.  IV,  Europe,
                  Washington  1968, p. 1125. "Chiunque è in possesso di un territorio ha il novantano-
                  ve per cento di probabilità di tenerselo", osservò negli anni '70 il militare e diploma·
                  tico jugoslavo Vladimir Velebit (]. C. Campbell (ed.), Successful Negotiation:  Trieste  1954.
                  An Appraisal by  the  Five  Participants,  Princeton  1976,  p.  84).
               (4)  DDI, vol. I (9 settembre 1943 · 11  dicembre 1944), Roma,  1991, n. 250. L'appunto
                  era  opera  del  console  Aldo  Mazio,  addetto  alla  Segreteria  Generale.








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