Page 288 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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ragione, che gli alleati potessero autorizzare una autonoma operazione ita-
liana. Una attenta lettura delle memorie dell'ammiraglio Raffaele de Cour-
ten, che come ministro e Capo di Stato Maggiore della Regia Marina fu
la più importante personalità italiana impegnata nei progetti di "salva-
taggio" della Venezia Giulia, conferma che, con gli anglo-americani, vi
furono al riguardo solo contatti del tutto interlocutori e non impegnativi.
Scrive de Courten (Bl che nell'estate 1944, a seguito di voci raccolte pres-
so profughi giuliani nelle Puglie secondo le quali gli alleati "non avrebbe-
ro visto di malocchio un'azione militare che, al momento del crollo tedesco,
precedesse quella jugoslava, nell'occupazione della Venezia Giulia", il ca-
pitano di vascello Agostino Calosi, capo del Reparto Informazioni dello
Stato Maggiore della Regia Marina, verificò che effettivamente esistevano
tali tendenze, almeno a livello degli ufficiali dei servizi informativi britan-
nici in rapporti con le autorità militari italiane. La Regia Marina abbozzò
quindi un progetto di sbarco nelle vicinanze di Trieste del Reggimento
"San Marco" e del Battaglione "Azzurro" della Regia Aeronautica, tra-
sportati da mezzi navali italiani: "l'operazione sarebbe stata effettuata sotto
l'esclusiva responsabilità del Comando italiano: mentre gli Alleati avreb-
bero dovuto fingere di ignorarla". Un a finzione difficilmente sostenibile,
non fosse altro perché gli alleati avrebbero dovuto lasciare liberi i mezzi
e le truppe destinati all'operazione, da svolgere in sincronia con l'avanza-
ta via terra delle truppe anglo-americane e con la copertura aerea degli
alleati stessi. Giustamente l'ammiraglio de Courten rimase "perplesso sul-
la reale consistenza di questi approcci e sulle forme nelle quali l' operazio-
ne era concepita".
Ai primi di settembre il capitano di corvetta Giuseppe Cigala Fulgo-
si M.O.V.M. ebbe "colloqui più impegnativi con rappresentanti qualifi-
cati dell' lntelligence Service", mentre il 7 fu lo stesso de Courten ad affrontare
l'argomento con il britannico vice ammiraglio Charles Morgan (già coman-
dante della corazzata Valiant affondata dai mezzi d'assalto italiani ad Ales-
sandria d'Egitto il17 dicembre 1941), al quale, tra l'altro, chiese di mettere
a disposizione mezzi da sbarco moderni. In seguito però Morgan, ripetu-
tamente sollecitato da de Courten, "diede risposte sempre più vaghe ed
(8) Ufficio Storico della Marina Militare, Le memorie dell'ammiraglio de Courten (1943-1946),
Roma, 1993, p. 545-48. Tra i collaboratori del comandante Calosi vi era l'istriano
Diego de Castro, allora tenente commissario di complemento, destinato nel dopo·
guerra a compiti importanti in difesa dell'italianità di Trieste, professore universita·
rio di statistica e autore delle opere ricordate nella nota l.
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