Page 23 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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IntroduzIone 21
Cappa, dalla zona dell’Alto Adriatico scriveva il 2 novembre col cuore stret-
to stretto e con un senso di sbigottimento pensiamo all’abbandono di posti la
cui conquista era costata tanta fatica e tanto sangue; assieme a questo il tema
degli imboscati in Italia si comprende la situazione? In Italia ci sono ancora
dei vigliacchi che non fanno nulla, che si sbizzarriscono a leggere i giornali e
a fare piani strategici e rimproveri a noi? (Giovanni Ottolini).
Comunque emergeva dagli scritti che la XII battaglia dell’Isonzo aveva in-
ferto un colpo durissimo al morale dei combattenti, anche a quello di questi
militari che, come detto, personificavano i più convinti sostenitori della guer-
ra contro gli Imperi centrali: tristezza, scacco subito, tragico svolgersi degli
avvenimenti, ho il cuore che mi piange erano le espressioni ricorrenti, un filo
rosso che legava esperienze di vita affatto diverse, anche se poi erano ora com-
pensate dalla determinazione di una ferma, strenua difesa del territorio nazio-
nale. In alcuni con parole di grande drammaticità che riprendevano l’ultima
strofa dell’«Inno a Trieste»: o la vittoria o la morte.
Nelle lettere erano riportati dai singoli autori considerazioni, valutazioni e
osservazioni diverse, magari discordanti, ma un impegno era unanimemente
condiviso: ora siamo chiamati alla difesa delle nostre terre, delle nostre case,
siamo chiamati alla difesa della patria (per molti con l’iniziale maiuscola). In-
fatti il pericolo che il nemico avanzasse ancora, superando la linea del fronte
su cui erano in quel momento attestati i combattenti italiani era una possibilità
reale. Si rammentavano le grida di scherno dei militari austro – tedeschi eufo-
rici per l’inaspettata avanzata: Italien Kaputt, nach Mailand, nach Mailand...
Mai venivano espresse emozioni di paura e di pericolo, anzi si sacrifica-
vano alla sensibilità per la situazione nazionale tutti gli altri sentimenti anche
quelli più intimi e familiari, si metteva così a tacere la sfera privata per far pre-
valere l’impegno morale e patriottico. In questa insistenza nel rappresentare
la determinazione e la fermezza nel combattere in quei frangenti così difficili,
certamente sincera in chi rischiava e spesso perdeva la vita, possiamo leggere
anche un appello spontaneo per richiamare il paese in abiti civili alla mobilita-
zione delle coscienze. Per fare del fronte interno davvero una linea di difesa ad
oltranza, con altri mezzi ovviamente di quella che veniva attuata dal Grappa al
Mar Adriatico, ma altrettanto importante, addirittura essenziale, per il supera-
mento della crisi, per guardare all’obiettivo comune e ricercato sin dal primo
giorno di guerra, con uno sguardo divergente da quello che si era diffuso in
particolare nel 1917: tutte queste grandiose battaglie che si combattono e nel-
le quali il nostro Esercito è vincitore, perché non cede più un palmo di terreno,
avranno un effetto sicuro e sarà quello di affrettare la vittoria nostra e quindi
la pace (Dante Scotoni). Quindi non l’apertura di trattative diplomatiche per
ottenere la pace dopo e a causa della sconfitta che avrebbe voluto significare