Page 19 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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IntroduzIone 17
piegamento sul Tagliamento al giorno di Natale di quell’anno che sancì il fal-
limento della grande offensiva degli Imperi centrali.
Al proscenio della storia erano destinati a salire coloro che resistettero, che
non gettarono le armi, che non fuggirono e non si consegnarono prigionieri.
Se furono poi internati a Rastatt, a Mauthausen, a Celle, a Nagymegyer o in
altri campi di concentramento della duplice monarchia, combatterono comun-
que sino allo stremo, secondo la legge dell’onor militare, e la loro ostinata re-
sistenza pesò eccome nel redde rationem finale.
Insomma protagonista di questo nuovo Risorgimento fu la grande maggio-
ranza dei militari italiani, sia coloro direttamente partecipi dei combattimenti
sia quanti vissero in Zona di guerra le drammatiche e gloriose giornate. Le vo-
ci che abbiamo raccolto sono allora quelle degli ufficiali, dei soldati semplici,
degli aviatori e dei marinai, ma anche di coloro che nelle immediate retrovie
assolsero in piena coscienza compiti di supporto allo sforzo bellico e il loro
sarà lo spirito dell’intera nazione.
I testi selezionati sono tratti per la maggior parte da pagine di diari, me-
morie, narrazioni, relazioni ufficiali scritte e pubblicate negli anni immediata-
mente successivi alla fine della guerra; pochi quelli tratti da lettere coeve agli
avvenimenti. Infatti una delle conseguenze del disordinato abbandono della
linea dell’Isonzo fu l’interruzione, una sorta di black out prolungato, di quello
straordinario flusso di missive, di cartoline, di scambi epistolari tra la Zona di
guerra e il resto del paese che nel corso di quegli anni raggiunse il sorprenden-
te numero di quattro miliardi di pezzi. Così per diversi giorni le truppe, spe-
cie quelle impegnate sul massiccio del Grappa, rimasero isolate, non poterono
comunicare né ricevere ragguagli dalle famiglie. “Ormai siamo all’oscuro di
ogni notizia” era questo il leitmotive che ricorreva frequentemente nel ricordo
di quei giorni; la narrazione delle esperienze vissute fu dunque spesso rinviata
a occasioni successive.
Alcune memorie recano la firma di intellettuali interventisti - o che sem-
plicemente anticiparono la loro chiamata alle armi e possiamo perciò defi-
nirli volontari - espressione delle più diverse posizioni ideali: dal nazionali-
smo – futurista di Filippo Tommaso Marinetti, all’irrequietezza polemica di
Ardengo Soffici fondatore de Lacerba, alla concreta fede mazziniana di Piero
Calamandrei e di Adolfo Omodeo, all’ispirazione democratica - garibaldina
di Luigi Gasparotto, all’impegno attento e scrupoloso del mitragliere e fu-
turo scrittore Carlo Emilio Gadda, al nazionalismo irredentista del capitano
Gualtiero Castellini, esponente di una famiglia di solide tradizioni risorgimen-
tali che visse e narrò l’epopea della ritirata della IV Armata dal Cadore nei pri-
mi giorni di novembre da lui stesso definita come un’odissea che resterà nel-
la storia.