Page 24 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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solamente una resa, ma anzi una condotta intrepida della guerra per giungere
a una vittoriosa fine del conflitto.
In questo senso ci fu un capovolgimento del rapporto combattenti – pae-
se: dalla linea del fuoco veniva il sostegno alla società civile traumatizzata,
sbigottita, scioccata: «era, questo, il primo e più immediato ammaestramen-
to ricavato dalla dura lezione di Caporetto: la guerra non era più un impegno
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esclusivo dei combattenti, era divenuta totale» .
Questa osmosi di sentimenti fu subito raccolta nelle forme e nelle manife-
stazioni più semplici e spontanee come nel caso della maestra di scuola ele-
mentare di un piccolo borgo rurale veneto che, dopo l’occupazione di Udine
da parte delle truppe austro – tedesche, faceva scrivere ai suoi scolari sulla
prima pagina di un quaderno nuovo cacceremo via i tedeschi, cacceremo via
i tedeschi, cacceremo via i tedeschi, dieci volte una proposizione per riga.
(Antonio Baldini), ma che poi troviamo anche in meditate e sofferte scel-
te politiche: Quando la patria è oppressa, - scrivevano Filippo Turati e
Claudio Treves - quando il fiotto invasore minaccia di chiudersi su di essa, le
stesse ire contro gli uomini e gli eventi che la ridussero a tale sembrano pas-
sare in seconda linea, per lasciare campeggiare nell’anima solo l’atroce do-
lore per il danno ed il lutto e la ferma volontà di combattere, di resistere fino
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all’estremo...E’ l’ora suprema del dovere e del sacrificio!
* * *
Allora probabilmente, almeno per quei sessanta giorni che decisero la
guerra sulla fronte italiana, hanno ragione quanti ricorrono a un’interpretazio-
ne più profonda e universale dello spirito che permise al Paese di superare la
crisi di Caporetto e che poteva appartenere anche agli animi più freschi e più
schietti. La notizia di quelle drammatiche giornate dell’ottobre ’17 ferì pro-
fondamente l’animo, possiamo dire della grande maggioranza degli italiani,
superando ogni steccato ideale e politico. Che poi permanesse in alcuni setto-
ri della società italiana, sia nei centri urbani, sia nelle campagne, un profondo
malcontento per la lunga e interminabile guerra - in modo particolare per la
mancanza di generi di prima necessità - era del tutto comprensibile, fors’an-
che naturale e comune peraltro a tutti i paesi coinvolti nel conflitto. Tuttavia
28 Ministero della Difesa. Stato Maggiore dell’Esercito. Ufficio Storico, L’Esercito italiano nella
Grande Guerra (1915 – 1918), cit., p. 582.
29 Claudio Treves, Filippo Turati, Proletariato e resistenza, in «Critica Sociale. Rivista quindi-
cinale del socialismo», Milano, Cooperativa Tipografia Operai, anno XXVII, n. 21, 1-15 no-
vembre 1917.