Page 21 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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IntroduzIone 19
del passato, non curante dell’avvenire, che collo sguardo atono moveva per le
grandi strade, senza sapere né dove andasse né perché. Chi ha veduto quelle
colonne non le dimenticherà mai! Invano si cercava in quegli occhi un lampo
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di vita, invano un sintomo di coscienza, fosse pure quella del ribelle!»
Il filo condutture del secondo capitolo è la resistenza. Quella massa di mi-
litari smarriti dimentica del passato, non curante dell’avvenire, così ben ca-
ratterizzata dal ministro Alfieri, ritrovò l’orgoglio di battersi non appena le
condizioni organizzative delle truppe migliorarono, già pochi giorni dopo
Caporetto, quando fu possibile dare una maggiore organicità alle unità sban-
date: bastò allora un grido isolato Viva l’Italia, lanciato da qualche animo-
so combattente per riaccendere la luce sull’avvenire (Valentino Coda, Dalla
Bainsizza al Piave) o il gesto di un vecchio mutilato reduce della III guerra
d’ Indipendenza che sotterrava il tricolore per non farlo cadere nella mani di
quei animai (Ardengo Soffici, La ritirata del Friuli) per dimostrare che anche
il passato lontano aveva segnato gli animi con un’orma incancellabile e pro-
fonda. Dunque proprio il passato, l’eredità delle guerre contro il nemico che
per cento anni aveva contrastato l’unità nazionale, l’avvenire, e la speranza in
un futuro migliore per l’Italia e le generazioni che verranno, saranno le pietre
angolari su cui si costruirà la resistenza.
Nella terza e conclusiva parte, segnando una cesura cronologica di 12 mesi,
sono le parole e le testimonianze sugli ultimi giorni dell’ottobre 1918 e sulle
ore immediatamente precedenti l’annuncio della resa dell’Austria - Ungheria,
a raccontare l’arrivo delle truppe italiane nelle due città simbolo della Grande
Guerra, Trento e Trieste, le emozioni, l’irrefrenabile gioia dei militari e dei ci-
vili per la vittoria che poneva fine ai terribili quarantun mesi di combattimenti.
Per quanto riguarda la natura dei testi raccolti occorre segnalare la pecu-
liarità non solo stilistica delle lettere rispetto ai diari e alle memorie. Gli scrit-
ti dei combattenti scrittori si rivolgevano per scelta a un pubblico più vasto
e diverso dalla ristretta cerchia familiare. Erano progettati con una struttura
narrativa attenta e solida, pur essendo per lo più rielaborazione di appunti rac-
colti nell’immediatezza del momento. Gli argomenti meditati, filtrati e magari
deformati poi anche attraverso successive esperienze, valutazioni e riflessioni
sedimentate nell’arco di tempo tra l’accadimento e la sua trasposizione scritta.
Le lettere invece, indirizzate di preferenza a genitori, a fratelli e sorelle, agli
amici più intimi, spesso prendevano vita dalla trincea, emblema della Grande
Guerra. I contenuti erano quelli dolorosi delle condizioni dei combattenti, del-
la paura e della costante presenza della morte. Le missive, cariche di accenti
27 Camera dei Deputati, Segretariato Generale, Comitati segreti sulla condotta della guerra, cit.
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