Page 17 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
P. 17
IntroduzIone 15
chiudeva intorno al massiccio un cerchio di ferro e di fuoco – scriveva il gene-
rale Clemente Assum - che doveva stringerlo per quasi un anno (...) Non esi-
stevano ricoveri, di nessun genere, per le truppe. Esse rimasero sempre allo
scoperto. Il 10 novembre nevicò e, l’11 sera, si scatenò una bufera di neve che
lasciò coperta la montagna per alcuni giorni. Le truppe, provviste di una sola
21
coperta da campo, soffrirono atrocemente» .
Fu il momento della verità: veniva messa in discussione tutta la guerra. Per
gli Imperi centrali poteva rappresentare la mossa decisiva per mettere l’Italia
fuori combattimento. L’assalto, condotto in netta superiorità numerica di uo-
mini e di mezzi, si infranse contro una straordinaria combattività dei soldati
italiani: in pochi giorni le stesse truppe che prima fuggivano ora si opponeva-
no con convinzione e determinazione. Anche i freddi numeri delle statistiche
parevano rendere omaggio all’eroica difesa: indicavano che sul Grappa, dife-
so da circa 40-50 battaglioni, più o meno 50.000 uomini, dal 13 novembre fino
alla fine del mese le gravissime perdite ammontarono a 25.000 uomini, mentre
per contro furono pochi davvero i prigionieri catturati dal nemico, circa 1500
militari. Inoltre le truppe inviate a rinforzare la IV Armata, per un’operazione
così delicata furono le stesse che pochi giorni prima avevano preso parte al co-
sì detto sciopero militare: le brigate Gaeta, Re, Massa Carrara, Messina e Tra-
pani che venivano tutte dalla II Armata e insieme ad altri reparti costituivano
oltre la metà di quelle forze vilmente arresesi secondo le parole del Comando
22
Supremo. Due di esse, la brigata Massa Carrara e la brigata Messina furono
segnalate nell’elenco, pubblicato dal comando del XIV corpo d’Armata, dei
reparti che si distinsero per l’alto spirito di coesione e per l’abnegazione nella
23
lunga permanenza sul Grappa. La resistenza risollevò il morale, profonda-
mente scosso dalla disfatta, di un paese che per la prima volta aveva visto il
vero volto della guerra - salvo i numerosi bombardamenti aerei sulle città ve-
nete e qualche sporadica incursione su Milano, Napoli, Ancona e su altri centri
urbani dell’Adriatico meridionale - nelle migliaia di profughi che dalle terre
invase erano avviati in tutte le province italiane.
Le intrepide azioni di difesa delle truppe ebbero un’immediata eco anche
in Parlamento e tra i rappresentanti del governo crebbe la fiducia sulla tenu-
ta dell’esercito. Nella seduta del Comitato segreto del 13 dicembre il ministro
della Guerra Vittorio Luigi Alfieri parlando della nuova linea di difesa pote-
21 Clemente Assum, La prima difesa del Grappa, cit., p. 15.
22 Mario Silvestri, cit., pp. 240 -249; Cesare Schiaparelli, 24 ottobre 25 dicembre 1917. (La bat-
taglia dei 60 giorni), Torino, pubblicazione dell’istituto per le biblioteche dei soldati di terra,
di mare e dell’aria, 1934, pp. 307 – 314.
23 Ministero della Difesa. Stato Maggiore dell’Esercito. Ufficio Storico, L’Esercito italiano nella
Grande Guerra (1915 – 1918), cit., p. 682, 684.