Page 31 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia 29
Lì trovai i miei due cucinieri, discesi dal Krasji dove gli aveva-
mo lasciati, Visinoni Giuseppe e Brevi G.B. (credo Giov. Batt.);
quest’ultimo stanco, col batticuore. I due poveracci, di classi anzia-
a
ne, erano addolorati e mortificati. Li interrogai sulla 2. Sezione
e non seppero dirmene nulla; su Ansaldi, e mi dissero che s’era
salvato la sera prima;
sulla roba e le munizioni e gli zaini lasciati sul Krasji, e mi
dissero che eran rimasti là, preda certa: il Krasji era stato bombar-
dato in vetta anche con granate incendiarie; seppi poi che una aveva distrutto
li
la baracca uff. dell’osservatorio artiglieria dell’armata. Tutti i fuggiaschi di-
cevano che il ponte di Ternova era saltato: di lì non potevo scorgerlo, perché
il fiume fa più su una svolta. Ero perplesso, l’angustia, l’ansia, il dubbio mi
tormentavano. Chiedevo di Cola. Mi dissero che l’avevano visto tornare. Ciò
non ostante, nel dubbio, tentai proseguire ancora: ora occorreva discendere
verso il fiume di nuovo, perché a quell’altezza il terreno non consentiva il
passaggio (salto di roccia più in alto del precedente). Cominciammo a scende-
re, quando non so chi mi assicurò che Cola era ritornato, e nuovamente che il
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ponte di Ternova era distrutto . Allora decisi di tornare alla passerella, unica
speranza che ancor rimanesse. I soldati mi seguirono istupiditi, con le mitra-
gliatrici, stanchi, forse ormai certi della nostra sorte. Io volevo sperare ancora,
non dico speravo. La necessità delle decisioni, la responsabilità di condotta,
mi tolse in quei momenti di soffrire troppo del vicino pericolo. Riprendemmo
ancora una volta il ciglio del fiume, nel bel sole meridiano che la stanchezza
e il dolore ci impedivano di benedire, se bene ci riscaldasse dopo le lunghe
piogge e la tormenta della notte. Così marciando avvistammo sul bellissi-
mo stradale della sponda opposta una fila di soldati neri, che provenivano da
Caporetto, preceduti da alcuni a cavallo; il cuore mi s’allargò pensando che
fossero nostri rincalzi, e al momento quell’uniforme nera mi fece pensare (che
stupido) ai bersaglieri; non pensavo che questi, in combatt., hanno l’uniforme
grigio verde. Al dubbio espresso da alcuni gridai: «Ma sono nostri rincalzi,
che prendono posizione sull’altra riva del fiume!» e la cosa era logica, poiché,
essendo saltato il ponte di Caporetto, io immaginavo che i tedeschi fossero
innanzi a Caporetto, ma sempre sulla sinistra idrografica dell’Isonzo! Mai più
immaginavo la strada che fecero. Poco dopo il crepitio d’una mitragliatrice
e qualche colpo di fucile: cominciai allora a temere e intravedere la verità:
«i Tedeschi saliti da Tolmino! Stanno per circondarci» e pensavo che i colpi
di mitragliatrice segnassero una fazione, un combattimento tra avanguardie
salenti da Tolmino e nostre retroguardie dirette verso lo Stohl. Invece la mi-
1 Ripeto che il ponte di Ternova fu realmente distrutto alle 22 del giorno preced., 24 otto-
bre.