Page 8 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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                  prendente dopo il crollo militare e morale di Caporetto e inattesa perfino dal
                  Comando Supremo e dagli Alleati che scompaginò e fece fallire i piani strate-
                  gici degli austro – tedeschi.
                     Caporetto non fu solo una sconfitta, ma cadde come un colpo di maglio sulla
                  classe dirigente nazionale, stordì e frastornò l’intera società italiana tanto da ri-
                  manere poi nella memoria collettiva come metafora di disfatta. Il trauma fu tan-
                  to più violento, perché inatteso giunse il tracollo dell’esercito italiano, impre-
                  vedibile fino a quel momento. Però su questa tragica scena della catastrofe non
                  si poteva né si doveva chiudere il sipario, così quell’indimenticabile 24 ottobre
                  1917 rappresentò, per così dire, il valico senza ritorno verso la vittoria finale.
                     Molte le argomentazioni avanzate per spiegare l’imprevista rotta della II
                  Armata e la ritirata delle truppe fino al Piave. Si parlò, oltre al fattore sorpre-
                  sa, per la gran parte di cedimento morale dei combattenti che avevano abban-
                  donato le loro posizioni come rifiuto della lunga e logorante guerra, estenuati
                  per le ripetute sanguinose e inconcludenti offensive, sconcertati per l’inaspri-
                  mento dei rapporti tra i Comandi e le truppe, fra gli ufficiali e i soldati, ama-
                  reggiati anche per il peggioramento del vitto e del vestiario.
                     Lo storico Adolfo Omodeo, che quelle situazioni visse personalmente e poi
                  analizzò attraverso centinaia di lettere, di diari, di memorie dei militari caduti
                  al fronte, parlò di un profondo mutamento dell’animo dei combattenti dovuto
                  al prolungarsi del conflitto divenuto ormai una guerra cronica. Questa con-
                  dizione ininterrotta di sofferenza e di angoscia aveva disgregato un elemen-
                  to fondamentale: la fede in un progetto condiviso, in un futuro migliore che
                  si poteva raggiungere con uno sforzo comune e che si basava essenzialmente
                  sul patto della vittoria. «Ora la guerra cronica – argomentava Omodeo - era la
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                  guerra spogliata della vittoria».  Anche il generale Enrico Caviglia riprende-
                  va più o meno lo stesso concetto: per anni le fanterie erano state portate sul-
                  la fronte giulia a dar di cozzo contro le stesse posizioni, soffrendo gravissime
                  perdite; le truppe sottoposte a gravi sacrifici, senza il sorriso visibile della vit-
                  toria, si erano convinte dell’inutilità dei loro sforzi e non erano più disponibili
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                  a nuovi olocausti.
                     Altri come Leonida Bissolati, ministro socialista dell’Assistenza Militare e
                  Pensioni di Guerra, interpretarono il cedimento del fronte e il caotico ripiega-
                  mento come uno sciopero militare, una ribellione generalizzata contro la guer-
                  ra e contro le classi dirigenti che l’avevano voluta. A queste interpretazioni si
                  è poi contrapposta l’opinione che la rotta del 24 ottobre fosse la conseguenza


                  2  Adolfo Omodeo, Momenti della vita. Dai diari e dalle lettere dei caduti. Roma, Stato Mag-
                     giore della Difesa. Ufficio Storico, 2017, p. 201.
                  3  Enrico Caviglia, La dodicesima battaglia [Caporetto], Milano, Mondadori, 1933, p.38.
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