Page 16 - Fondo M-9 - Serie Sicilia (Pantelleria, Lampedusa, Egadi e Calabria)
P. 16
16 Fondo M-9 • Serie Sicilia (Pantelleria, laMPeduSa, egadi e calabria • elenco di conSiStenza
americano alla salvaguardia degli interessi locali e all’orgoglio delle genti,
facendo leva sulla loro vanità.
É assai controverso e forse destinato a rimanere tale il ruolo recitato prima
e durante l’invasione della Sicilia dalle organizzazioni mafiose e separatiste,
chiamate in causa ripetutamente, anche se genericamente, perfino dalla storio-
grafia americana. Anche se è difficile quantificare il reale apporto della Mafia
alla causa alleata in occasione della campagna di Sicilia, è quasi certo che tale
aiuto ebbe più effetti propagandistici e psicologici che dirette conseguenze
sulle operazioni militari vere e proprie. A conclusione, si può arguire che,
sebbene non ancora esattamente quantificato, il contributo soprattutto morale
e psicologico della Mafia e del separatismo siciliano all’operazione Husky
fu un dato di fatto, mentre le occasionali azioni di resistenza antifascista e
antinazista da parte della popolazione siciliana furono senz’altro determinate
da situazioni contingenti e non rispondevano — o almeno non riuscirono a
1
rispondere — a pianificati progetti di insurrezione .
La situazione militare. Le coste siciliane, oltre 1.400 Km., erano per la mag-
gior parte adatte all’esecuzione di un’operazione anfibia ad eccezione della
costa settentrionale tra Cefalù e Messina. L’Alto Comando italo-tedesco ave-
va individuato nella parte orientale dell’isola il punto più probabile di sbarco
e riteneva che le zone maggiormente minacciate fossero le piane costiere di
Gela e di Catania. Da tempo era stata studiata la costruzione di una linea
fortificata sulle alture dell’entroterra, ma l’esecuzione fu impossibile per la
carenza di ferro e cemento. Furono quasi completati i lavori di costruzione di
una fascia di sbarramento costituita da una linea di postazioni in cemento su-
periori pearltro alla reale possibilità di armarle e presidiarle. Esse però erano
intrinsecamente inadeguate poiché non in grado di resistere ai colpi delle arti-
glierie di medio e grosso calibro. Le forze terrestri rivelavano gravi deficien-
ze nell’equipaggiamento, armamento antiquato, nell’efficienza e nel morale;
organici di artiglieria ridotti nei 12 complessivi gruppi, la cui maggior parte
di tipo ippotrainato (8) o someggiato (1), un solo btg. semovente c/c da 47/32;
nessun carro armato moderno (solamente i modelli L), pochi Renault mod. 35
di preda bellica francese armati con cannone da 37 mm. inefficace contro le
robuste corazze degli Sherman americani. Scarso anche il munizionamento
dell’artiglieria e scadenti i collegamenti.
Le batterie costiere erano poche e inadeguate. La difesa delle coste era inte-
grata da tre piazze marittime (Messina, Trapani, Augusta-Siracusa) e da due
difese-porto (Palermo e Catania). Le piazze militari marittime disponevano, in
1 a. sanToni, Le operazioni in Sicilia e Calabria (luglio – settembre 1943), SME Ufficio Storico,
Roma 1983, pp. 21-46.