Page 13 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
P. 13
INTRODUZIONE 13
gemella Uniformi & Armi, in questi lavori Cappellano ha raccolto e sintetizzato quanto trova-
to, a proposito della progettazione, costruzione, distribuzione e impiego degli elmetti italiani
nelle due guerre mondiali. Per la prima volta il cultore del copricapo metallico si trovò quindi
di fronte a una ragionata e documentata analisi, che voleva uscire dallo spesso ridondante di-
scutere a proposito della bombatura dei rivetti o sulla colorazione più o meno marcata di alcuni
mimetismi. Purtroppo come tutti gli articoli, vincolati da severe norme editoriali, i due lavori
di Cappellano rimangono dei preziosi – ma concisi – cammei, bisognosi di sviluppare meglio
la propria portata storiografica.
In questo ragionamento sfortunatamente emerge – senza polemica – la dicotomia esistente
tra il mondo storico-militare e quello collezionistico della militaria. Se queste due realtà hanno
molto in comune, affrontando di massima lo stesso campo di indagine, se ne distanziano per
l’approccio interpretativo prescelto. Lo storico parte dal documento normativo, che esso sia
applicabile o meno, accettato o ignorato, ponendo la priorità sulla regola e non sull’eccezione;
il collezionista, invece, si interroga sul pezzo che ha in mano, dovendo dare una risposta al pro-
prio orgoglio, magari cercando arzigogolate soluzioni, partendo dal prodotto finale, che detiene
gelosamente in vetrina.
Di fronte a questa dicotomia, che crea spesso confusione a entrambi i mondi, è necessario
trovare una sintesi che possa integrare le competenze e le potenzialità di chiunque si interessi
dell’argomento, indipendentemente dalla finalità e dal metodo. Saper raccogliere frutti da en-
trambi i campi implica pazienza ed equilibrio, qualità rare come certi elmetti sperimentali degli
anni Trenta. Pur tuttavia è stato sufficiente avere una buona dose di curiosità e una sana quota di
fortuna che – tanto per fare un esempio – si è riusciti a rintracciare nel principale archivio statale
italiano persino i brevetti di alcuni prototipi di elmetti della Grande Guerra, di cui francamente
nessuno, sia tra gli storici più meticolosi che tra i collezionisti più appassionati, conosceva l’e-
sistenza.
Con quale grado di precisione e completezza si è riusciti nel difficile compito di armoniz-
zare le varie esigenze dei due distinti panorami della militaria, solo gli attenti lettori potranno
accertarlo. Per chi scrive, nonostante le mille incognite, questo studio ha significato una sfida,
difficile quanto stimolante, sotto tutti i punti di vista. Troppe particolarità sono ancora ignote e
forse lo rimarranno per molto altro tempo. Quanto meno si è cercato di contribuire a dare una
nitidezza maggiore a numerosi preziosi documenti, da anni spiegazzati e ingialliti negli archivi
militari o civili.
In conclusione è bene ricordare un dettaglio molto importante, sviluppando uno specifico
equipaggiamento militare. In un’opera edita dall’Ufficio storico dello Stato Maggiore della
Difesa, l’elmetto rappresenta forse il più vistoso e più rappresentativo tra i corredi del militare
italiano, di qualunque colore o foggia esso porti l’uniforme. Tutte le Forze Armate, tutti i Corpi
armati dello Stato, tutte le Polizie governative del Paese lo hanno indossato almeno in una cir-
costanza della propria vita istituzionale. Non si può rintracciare quindi un simbolo – a parte le
stellette per molti enti però nel frattempo abrogate per smilitarizzazione – più interforze negli
ultimi cento anni di vita nazionale in pace e in guerra. Per questo la presente narrazione cita do-
cumenti provenienti da tutti i Ministeri militari e dalle principali Direzioni o Comandi di Forza
Armata passati o presenti.
Sperando di dare una risposta al primitivo quesito di Bossi-Nogueira e almeno ad alcuni de-
gli amletici dilemmi che emergono quotidianamente sui forum tematici on-line, tale era e rima-
ne il proposito che ci si è voluto assumere in questo libro. Del resto per chi scrive, essendo stato
sia collaboratore di Uniformi & Armi che, tuttora, delle principali istituzioni militari, l’ardua

