Page 18 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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18 I 100 ANNI DELL’ELMETTO ITALIANO 1915 - 2015
un vero e proprio copricapo da combattimento. 23
La Prima guerra mondiale rese tale tipo di innovazione non più rinviabile. I risultati delle
prime statistiche sanitarie evidenziavano che un numero impressionate delle ferite riportate al
fronte erano provocate da lesioni al cranio o al volto, comportando morte certa o gravi postumi
invalidanti. Lo scenario apocalittico della trincea comportò dunque un rapido sviluppo verso
quello che, ancora oggi, conosciamo come l’elmetto contemporaneo.
Rispetto al passato, tuttavia, la calotta metallica, che avrebbe avvolta la testa del combatten-
te, non doveva in prima battuta difendere dai colpi diretti dei proiettili. Qualsiasi tipo di coraz-
zatura, sopportabile da una testa di uomo normodotato, non sarebbe stata sufficiente allo scopo.
Piuttosto i copricapi metallici dovevano impedire le conseguenze di altri pericoli, come per
esempio la conflagrazione di granate, le cui schegge producevano la principale causa di morte
nei primi mesi del nuovo conflitto. Per di più lo sviluppo degli shrapnel, che erano studiati per
esplodere ancora in aria e sprigionare una pioggia di pallette mortali, rendeva fondamentale la
difesa individuale del soldato a 360°. Combattendo ormai in trincea, dove le gambe e il tronco
erano di massima protetti, la gravità, che faceva scendere dall’alto verso il basso qualsiasi tipo
di detrito naturale o artificiale, rendeva ancora più urgente la realizzazione di manufatti, che
coprissero la più alta e vitale tra le parti del corpo. L’osservazione delle penetrazioni negli abeti
delle pallette degli shrapnel, a differenti distanze, divenne il parametro base per comprendere il
tipo di protezione da impiegare per difendere la testa. 24
Furono diversi i risultati per ovviare a questi gravi inconvenienti, tentando di corredare il
combattente di una cervelliera metallica, da inserire all’interno del berretto di stoffa, già in do-
tazione. Di diverse tipologie, essa pesava tra i 225 e i 275 grammi. Entro il febbraio del 1915
ne furono fabbricati circa 700 mila esemplari e distribuiti ai soldati francesi, belgi e britannici.
Tuttavia la priorità non era di proteggere una testa inanimata, immobile e senza sollecita-
zioni. Era necessario progettare un copricapo che fosse pratico, ergonomico, che favorisse la
traspirazione della pelle e non si rivelasse una tortura, tale da obbligare il soldato a rinunciarvi
per disaffezione o preferire utilizzarlo come casseruola. 25
Cavalcando questa innovazione, la propaganda trovò poi un nuovo modo per infondere or-
goglio ai militari al fronte. Visto che nello stesso periodo tra le trincee videro la luce pure coraz-
ze e scudi, in un certo qual modo, vedendo i fanti avanzare nella terra di nessuno così bardati,
si enfatizzò il ritorno in auge dello spirito temerario del combattente medioevale.
23 AA.VV., Les casques de combat du monde entier de 1915 à nos jours, op. cit., pp. 61-65.
24 L’elmetto della fanteria francese, in «Rivista Militare Italiana», a. LX, dispensa XII, 16/12/1915, pp. 2522-
2524.
25 AA.VV., Les casques de combat du monde entier de 1915 à nos jours, op. cit., pp. 65-66.

