Page 199 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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                                            L’elmetto greco (collezione dell’Autore)

               con Società Ellenica Polvere da Sparo e Bossoli SpA, meglio conosciuta come PYRKAL (in
               greco ΠΥΡΚΑΛ), allora con sede nel centro di Atene in Viale Amalias 20, ormai non più attiva
               da circa 20-30 anni. Nella seconda pagina di questo pieghevole viene descritto «PRODOTTI
               (ΠΡΟΙΟΝΤΑ), i principali articoli sono prodotti dalla nostra Società su ordinazione specifica
               e si basano sugli studi dell’Ufficio Progetti della nostra Società», mentre nella terza pagina
               vengono presentati «VARI PRODOTTI» tra cui «BOMBE A MANO» e un disegno appun-
               to dell’elmetto greco, che Mylonàs chiama modello 38. Questa insolita denominazione viene
               suffragata dal Regolamento delle Uniformi dell’Esercito Ellenico del 1938, dove viene detto
               che i soldati erano equipaggiati con l’elmetto metallico fornito dal «Servizio». Questa frase
               un po’ generica, probabilmente si spiega considerando che, fino ad allora, l’Esercito greco era
               equipaggiato con elmetti francesi Adrian modello 15 e con una certa quantità di elmetti inglesi
               modello Brodie e derivati, usati poi anche durante la guerra mondiale.
                  Nell’attesa che nuova documentazione italiana e greca possa dire dove pende la bilancia, in
               buona sostanza la teoria che la PYRKAL fosse il produttore degli elmetti greci, distribuiti poi
               dal relativo corpo di Commissariato e Sussistenza, appare quanto mai interessante, visto che tra
               l’altro i miei tentativi in merito, presso gli eredi industriali della Pignone a Firenze, non hanno
               avuto alcun esito.

                  Dopo questo variegato esame della storia del modello Greco vale la pena quindi, per questo
               motivo, tratteggiarne la composizione tecnica. La parte metallica era d’acciaio al nichelio, liscia
               e di spessore 1,1 mm. La calotta appariva leggermente più sfumata verso il basso. La visiera e
               il coprinuca apparivano così più accentuate, fornendo una maggiore copertura delle orecchie.
               Secondo Marzetti queste caratteristiche furono un ripiego (italiano), dopo aver escluso la rea-
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               lizzazione di una cresta.  Esistevano tre taglie principali, divise in sette giri di testa per mezzo
               della cuffia. L’interno, di fabbricazione locale ellenica, fermato all’imbottitura tramite due sup-
               porti, era costituito da un solo anello flessibile d’acciaio. Non essendo previsti fori d’aerazione
               era garantita una certa distanza, anche per ragioni di elasticità, tra la parte a contatto con la testa
               e l’armatura. Da essa partivano poi quattro gambe fissate con altrettanti viti e dadi al bordo la-
               terale dell’elmo.  All’anello, che presentava dodici fori sul margine inferiore, era fissata con
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               graffette la parte in pelle e feltro. L’Esercito greco lo avrebbe tinto in marrone. L’imbottitura si


               277 P. Marzetti, Elmetti 1915-1973, op. cit., p. 77.
               278 Alcuni modelli di preda bellica italiana evidenziano la sostituzione delle viti e dei dati con altrettanti ribattini;
                   cfr. A. Spanghero-F. Lazzarini, op. cit., pp. 58-59.
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