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ANNI TRENTA 201
Lala in questa sede rammentò come fino ad allora, in fatto di personale imbarcato, le calotte
interne dei caschi da volo erano «costituite da strati sovrapposti di tessuto di canapa o di altre fi-
bre, nel numero da 5 a 7, che, essendo tenuti insieme da una colla gelatinosa, danno consistenza
e rigidità al casco stesso. Soltanto nel casco tipo Saratti, e negli altri che lo precedettero, si sono
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avute delle calotte costituite da vari spicchi di fibra vulcanizzata o di sughero». Cosciente
della necessità di sviluppare per la Forza Armata qualcosa di innovativo, viste le recenti esigen-
ze belliche, egli si rese artefice di alcuni prototipi, tra cui «ha presentato particolare interesse
una calotta in treccia di trucioli di legno salice, compressa a 10 atmosfere. Detta calotta, dopo
compressa, veniva trattata con una speciale colla ed assicurava una considerevole resistenza,
pur avendo un peso minimo. I campioni sono stati approntati dalla Ditta Arrigo Casarini di
Carpi». 283
Nonostante questo risultato, Lala era dell’opinione che per addivenire ai primi due propositi
suddetti, fosse necessario studiare il modo migliore per costruire delle apposite calotte metal-
liche di lamiera di acciaio dello spessore di 0,3 mm, opportunamente temperata in grado di of-
frire una maggiore elasticità. Convinto dell’assoluta novità di tale sperimentazione, precisò che
un campione per una testa di 59 cm di circonferenza si sarebbe assestato a 150 grammi di peso.
Secondo l’ufficiale caschi di questo tipo, opportunamente guarniti, avrebbero sicuramente of-
ferto quel livello estetico anche per le necessità di parata, oltre che di protezione limitatamente
però agli urti della testa contro le parti interne degli apparecchi chiusi. In maniera circostanziata
precisò:
«A tale scopo la guarnitura dovrebbe essere costituita, nella parte superiore della calotta
metallica, da una copertura esterna in pelle di vacca di color marrone, dello spessore non
superiore a mm.1,5, e da uno strato di gomma mousse dello spessore di mm.2, e, nella parte
inferiore alla calotta metallica, da uno strato di gomma mousse dello spessore di mm.7 che,
unitamente alle altre consuete guarniture interne, è sufficiente per garantire dagli eventuali colpi
deformanti, che, se ricevuti dal casco, non possono ripercuotersi direttamente sulla testa». 284
Benché il prototipo proposto a sua detta risultasse pratico per le ordinarie esigenze interne
all’apparecchio, Lala proseguì il suo discorso proponendo un’ulteriore evoluzione. Esaminò i
casi di lancio con paracadute oppure quelli in cui l’aeromobile potesse avere degli incidenti o
degli atterraggi di fortuna. Nello specifico precisò di aver studiato calotte con spessore supe-
riore ai citati 0,3 mm. Egli stesso, presso l’ormai nota Smalteria e Metallurgica Veneta, stava
sviluppando un nuovo campione, questa volta
«confezionato con lamiera dello spessore di mm.0,5, che dovrebbe risultare del peso di gr
250. Nella sagomatura di detta calotta si è fatta eseguire un’esatta riproduzione della testa in
modo che la parte superiore sia pressoché pianeggiante, e non costituisca un cocuzzolo che
nuoccia all’estetica avendo cura di prolungare la parte posteriore e i laterali in modo da ricopri-
re, oltre all’occipite, anche i temporali, punti particolarmente vulnerabili, che negli altri tipi di
caschi oggi in uso non sono opportunamente salvaguardati. Inoltre per garantire dallo schiac-
ciamento laterale e frontale la calotta potrà essere munita di nervature circolari parallele, che
aumentano la resistenza senza aumentare apprezzabilmente il peso». 285
282 Ibidem.
283 Ibidem.
284 Ibidem.
285 Ibidem.

