Page 221 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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SECONDA GUERRA MONDIALE 221
Bersagliere con il suo tradizionale piumetto
siano inviati nella nuova sede dei reparti, previ diretti accordi col Comando di G.U., cui i
reparti stessi sono assegnati, per quanto riguarda la stazione di resa.
V) – Con l’occasione si pregano i Comandi in indirizzo di voler disporre che presso i centri,
stabilimenti ed uffici dipendenti sia effettuato un accurato controllo allo scopo di recupe-
rare tutti gli elmetti eventualmente accantonati per esigenze non previste dalla presente
circolare. Gli elmetti eventualmente ricuperati siano impiegati per far fronte alle necessità
di cui al precedente n. II». 330
Si è voluto riportare la circolare per intero, così da non dare adito ad equivoci o a esagera-
zioni: se non si era al raschiamento del barile, poco ci mancava. Tuttavia la produzione, seppur
a singhiozzo, continuava e vi erano alcuni momenti in cui erano possibili nuove distribuzioni.
Fu il caso delle unità impegnate del cosiddetto Piano A (occupazione totale della Francia me-
ridionale), visto che se ne era lamentata la mancanza. Le motivazioni di questa scelta erano da
ricercare, oltre che nella difesa individuale del singolo militare, in ragioni di rappresentanza,
visto il delicato significato politico che l’occupazione rivestiva. Infatti venne precisato, che il
berretto a busta non era adatto:
«il personale addetto al servizio di vigilanza lungo la linea ferroviaria e nelle stazioni durante
l’attuazione del “Piano A”, deve indossare l’elmetto o il copricapo speciale. Si verifica,
invece, che non tutto il personale impiegato in tale servizio può intervenire con l’elmetto,
data la deficiente disponibilità di elmetti.
[…]
330 AUSSME, M7, b. 287, f. dotazioni e materiali vari, circolare 319581 di Torresan del 13/4/1943 (copia aggior-
nata con le aggiunte e varianti apportate con la circolare n. 329745 dell’8/5/1943).

