Page 235 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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SECONDA GUERRA MONDIALE                                     235


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               dal ruolo e dal grado.  Il restante personale di supporto sarebbe stato equipaggiato invece con
               il tradizionale elmetto per truppe a terra. 356
                  I primi paracadutisti, che utilizzarono questo tipo di elmetto (denominato a posteriori mo-
               dello 41) furono quelli del II Battaglione di stanza a Galatina il 30 aprile 1941, destinati all’oc-
               cupazione delle isole joniche di Cefalonia e Zante, unica vera azione italiana d’assalto dal cielo
               dell’intera guerra.  Il suo uso fu poi esteso anche al I Battaglione carabinieri paracadutisti,
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               inviato in Africa nell’estate dello stesso anno, al Battaglione P del Reggimento San Marco
               della Marina, alle scuole di specialità, oltre alle altre unità di paracadutisti via via costituite sul
               territorio nazionale. Non vi sono documenti che accertino l’utilizzo per questo modello di fregi
               specifici, salvo annoverare diverse fotografie che ritraggono diversi carabinieri paracadutisti
               con la tradizionale granata, prodotta in nero a mascherina, che sembra però quella a fiamma
               chiusa (modello 1934).

               Il modello 41 fu senza dubbio un buon manufatto, ma evidenziò notevoli margini di miglio-
               ramento, visti i possibili inconvenienti in cui il militare, scendendo in aria poteva incorrere.
               Per questo continuarono gli studi per migliorare questo specifico elmetto, che nonostante le
               peculiari e innovative caratteristiche, sembrò appunto insufficiente allo scopo finale. Mante-
               nendo di massima la calotta metallica, il modello 41 fu quindi modificato in alcune componenti
               essenziali. Nello specifico il coprinuca risultò alquanto fastidioso, perché nonostante l’elastico
               inferiore garantisse aderenza al collo, l’aria trapassava all’interno, creando una trazione del
               soggolo. Nella parte frontale, compresa tra i due rivetti sfiatatoi, fu applicato poi un paranaso
               grigio-verde a forma di salsicciotto, lungo circa 15 cm. Questo era di pelle, veniva imbottito di
               crine e applicato al cerchio dell’imbottitura. Venne anche modificato il sistema di fissaggio del
               sottogola. Rispetto alle precedenti “Y”, il soggolo del modello 1942 formava sulla nuca una
               croce, costituita dai lembi posteriori sovrapposti. Questi infatti erano fissati alternativamente
               all’opposto, rispetto al lato dei propri gemelli anteriori. La fibbietta scorrevole rimase identica
               a quella del precedente modello 41.
                  La calotta di gommapiuma interna venne quasi completamente stravolta, sostituita con della
               gomma, ritenuta più resistente e adatta ad assorbire gli urti. Da sotto i trapezi di pelle partivano
               a raggio otto strisce di gomma traforate, unite al centro. Qui, sopra a uno spessore bianco cir-
               colare, venne applicato un disco sempre di gomma spesso un centimetro, la cui circonferenza
               era caratterizzata da otto fori rotondi e da una grande concavità centrale a forma di stella, che
               alleggeriva l’imbottitura. Il peso medio si aggirava intorno a 1.130 grammi e il colore era gri-
               gio-verde. Nel suo volume tecnico, Diego Bosi segnala che la somma dei costi dei componenti
               di un elmetto da paracadutisti era più economica di quanto necessario per un modello 33. 358
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                  Il nuovo modello per paracadutisti venne chiamato Elmetto per paracadutisti mod. 42  e
               iniziò a sostituire con gradualità il precedente, che probabilmente venne ritirato, per eseguirvi
               le debite modifiche strutturali presso l’Arsenale di Torino. Riusciva a conciliare la buona tenuta
               balistica a un’eccellente aderenza aerodinamica, entrambi fattori determinanti per lo scopo pre-
               fissato. Interessante citare l’esperienza molto positiva in occasione del temerario addestramento



               355 AUSAM, Superaereo, VA, b. 132, f. 151, foglio 28300 di Roatta del 13/10/1940.
               356 AUSAM, SMA I Rep. 1° versamento, b. 53, f. 84, foglio 4/9995 di Rossi del 30/4/1942; ibidem, Superaereo,
                   VA, b. 132, f. 151, allegato al foglio 78340 di Rossi del 16/5/1941.
               357 M. Di Giovanni, op. cit., p. 94.
               358 D. Bosi, op. cit., p. 36.
               359 Circolare n. 4470 del 23/1/1942 del ministero della Guerra.
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