Page 58 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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               qualità e quantità delle materie prime, impiegate per ciascun pezzo, riducevano la resistenza
               generale, non aiutata dalla minor cura per le rifiniture. Come anticipato, anche per il modello
               italiano, furono adottate la maschera protettiva Dunand e i paraguance Lippmann, ma il loro
               uso fu molto marginale.
                  Il soggolo di vacchetta, non più a scorrimento, era formato da due parti, che si allacciavano
               tra loro tramite fibbia con ardiglione, posta sul lato sinistro. Le due estremità erano fissate una
               per lato alla calotta tramite un rivetto d’ottone tondo e forato al centro. Gli anelli per reggere il
               sottogola erano saldati all’interno con due fascette. Marzetti nelle varie edizioni della sua ricer-
               ca riporta una foto di un modello 16 per cavalleria con soggolo speciale a squame, come quello
               dell’elmo tradizionale della specifica arma.
                  L’imbottitura  mantenne  le  stesse  caratteristiche  del  modello  originario,  unita  all’elmetto
               sempre mediante i lamierini ondulati e le quattro linguette di metallo. Tuttavia motivi econo-
               mici spinsero l’industria nazionale a razionalizzare ed impoverire il manufatto. Venne prodotta
               anche in tela cerata di colore nero o, molto più comunemente, grigio, bordata con feltro bianco,






                                                     Il duca d’Aosta insieme a due militari
                                                     della sua Armata. Quello a destra con il
                                                     modello 15,  quello a sinistra con il modello 16
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