Page 61 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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PRIMA GUERRA MONDIALE 61
Formazione di granatieri con telini e fregio di specialità
Descritto nelle sue linee componenti, ora è opportuno esaminare l’elmetto all’interno del
contesto organizzativo. Un dilemma che verrà affrontato durante i decenni fu la classificazione
del copricapo metallico. In quale comparto doveva essere annoverato tra le dotazioni militari?
Non propriamente un capo di vestiario, ma neppure un’arma offensiva, l’elmetto avrà una vita
piuttosto articolata all’interno delle suddivisioni industriali e dell’approvvigionamento bellico.
Passerà infatti in modo ciclico dal Commissariato, all’Artiglieria, al Genio e infine in tempi
recenti ai Trasporti e ai Materiali. Proprio per questo motivo, durante la Grande Guerra, vi fu
un discreto disquisire su chi dovesse occuparsene.
Questo argomento, ci permette di approfondire un elemento notevole in fatto di approvvi-
gionamenti. Con l’inaspettato allungarsi del conflitto, un problema che sarebbe stato in modo
ciclico all’attenzione del ministero della Guerra e dei vertici delle Forze Armate fu la scarsità
dei materiali a disposizione. Dovendo l’acciaio e gli altri beni essere indirizzati molto spesso
più verso produzioni di armi propriamente dette, gli elmetti divennero un manufatto quasi di
nicchia all’interno della produzione bellica del Paese. E’ indicativo il fatto che, durante la guer-
ra, gli unici contratti stipulati sembrano essere stati quelli con la ditta Moneta e sul finire del
1918 con la S.A. Smalteria Italiana, per una produzione complessiva di 2 milioni e 800 mila
pezzi, a fronte di oltre 4 milioni di mobilitati. Non dovrebbe stupire quindi lo zelo con il quale
le diverse autorità militari tenessero a far presente come bisognasse dedicare particolare cura a
questo specifico corredo del soldato, non potendo distribuirne in quantità illimitata.
In una disposizione del 31 gennaio 1917 il generale Porro fece presente, oltre alla richiesta al
ministero della Guerra di 170 mila elmetti, per il completamento della distribuzione agli effetti-
vi allora in armi, come fosse cura delle Direzioni d’artiglieria notificare mensilmente le rispetti-
ve successive deficienze, per poterle poi coprire con nuovi invii. Tuttavia, compiacendosi della
fattiva collaborazione tra Ministero e strutture periferiche, Porro non dimenticò di «insistere
sulla necessità che presso le truppe venga esercitata la voluta sorveglianza, intesa ad impedire
inutili disperdimenti di elmetti e sia prescritta ai reparti ogni maggior cura nel conservare la
suddetta protezione, e ciò allo scopo di conseguire una sensibile riduzione nei periodici riforni-
menti, avuto riguardo che l’allestimento importa tempo notevole e quindi le richieste non sem-

