Page 66 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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                             Modello 16 adattato dagli austro-ungarici con propria tinta e imbottitura
                                              (Isonzo Gruppo di ricerca storica)
                  «Con sua recente disposizione il ministero della guerra ha fatto rilevare come gli elmetti
               metallici  debbano  essere  considerati  non  già  come  indumenti  ma  bensì  come  armi.  Per
               conseguenza la distribuzione, conservazione e ripristino di essi non sono di competenza delle
               direzioni od uffici di commissariato, ma dell’ufficio armi sussidiarie e protezioni addetto al
               comando d’armata.
                  Tale ufficio ha impiantato a TERZO uno speciale laboratorio per il ricupero, la riverniciatu-
               ra, la disinfezione, la riparazione e la distribuzione degli elmetti metallici ai reparti combattenti
               o dislocati in zona sottoposta al tiro nemico.
                  I comandi di corpo d’armata dipendenti, quelli d’artiglieria e del genio d’armata, e l’inten-
               denza d’armata, sono perciò pregati di voler disporre che a detto laboratorio siano versati tutti
               gli elmetti metallici ricuperati, salvo quelli che essendo in ottimo stato non hanno bisogno di
               alcuna riparazione prima di essere ridistribuiti alle truppe.

                  Qualunque altro laboratorio o deposito di elmetti metallici è vietato». 112
                  Nonostante queste severe prescrizioni, come annota con arguzia Bultrini, in realtà molte
               riparazioni continuarono ad essere eseguite in modo artigianale dagli stessi militari al fronte.
               Questo del resto è certificato da due autorevoli commenti di Ferruccio Botti: «i reparti di 1ª
               linea – fino al livello di reggimento – tendono ad accrescere in tutti i modi la loro autonomia
               logistica, costituendo magazzini e laboratori anche clandestini e abusivi, perché previsti, non
               prescritti e non autorizzati dall’Intendenza (che anzi spesso interviene senza molto successo per
               arginare un fenomeno che turba il normale meccanismo dei rifornimenti, rende difficile cono-
               scere le reali esigenze dei reparti e li appesantisce ancora di più)».  «Gli uomini e i materiali
                                                                               113
               (armi, artiglierie, vestiario…) nella guerra di trincea si logorano facilmente e rapidamente, e
               non possono altrettanto facilmente e rapidamente essere sostituiti: di qui l’importanza – assai
               meno sentita nella guerra di movimento – degli sgomberi e delle riparazioni». 114



               112 Ivi, foglio 19552 di Vanzo del 20/6/1917.
               113 F. Botti, La Logistica dell’Esercito italiano (1981-1981). Volume II, op. cit., p. 707.
               114 Ibidem, p. 706.
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