Page 59 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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PRIMA GUERRA MONDIALE 59
oppure addirittura anche in carta telata marrone. 94
Il colore esterno del modello 16, sulla falsariga del precedente 15-16, fu il classico gri-
gio-verde, nonostante la tinta descritta nei contratti. Tuttavia, anche a fronte delle differenti
manifatture, le sfumature furono molto varie: dal verde oliva a un ibrido grigio verde azzurro,
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fino a un grigio verde carico e talcato, finalizzato a rendere più opaca la vernice. Solo succes-
sivamente per alcune truppe operanti sui ghiacciai gli elmetti vennero tinti di bianco. Tuttavia
più spesso, per non alterare irreversibilmente la tinta originale, tale mimetizzazione venne rea-
lizzata con l’uso di calce. 96
I tentativi per risolvere il problema del riflesso sul metallo lucido non si sarebbero esauri-
ti nell’uso di cromature differenti. Il problema sembrò uscire fuori in modo evidente, a fine
febbraio del 1918, quando il comando della 3ª Armata espresse questa esigenza al Comando
Supremo:
«E’ noto che tutte le previggenze adottate per rendere il combattente poco visibile a distanza
vengono ad essere frustrate da due fatti: il luccichio degli elmetti ed il riflusso dei raggi solari
sulla custodia metallica delle maschere contro i gas.
La continua riverniciatura delle maschere e degli elmetti non è sempre possibile; d’altra par-
te l’inconveniente del luccichio si verifica anche colla verniciatura, quando elmetti e custodie
sono esposte ai raggi solari.
Questo comando aveva già interessata l’intendenza d’armata a studiare, per l’elmetto, una
copertura di panno grigio verde utilizzando vestiario fuori uso; ma, data la limitata potenzialità
dei laboratori d’intendenza, occorrerebbe molto tempo prima di poter completare una distri-
buzione alle truppe d’armata di prima linea. L’intendenza generale, interessata in proposito
dall’intendenza d’armata, ha risposto che, qualora codesto comando riconoscesse la necessità
della copertura degli elmetti, potrà prendere gli opportuni accordi col Ministero per la confe-
zione». 97
Le valutazioni dei vertici militari furono scrupolose, anche andando a toccare il problema
dell’eventuale schiarimento del panno grigio-verde o suo succedaneo, a seguito di lavatura. Il
generale Scipioni espresse «parere favorevolissimo», anche a fronte dell’esito positivo di alcuni
esperimenti fatti presso il XXIII Corpo d’Armata; il generale addetto agli affari generali vergò
il promemoria con: «dare Corso». A quel punto si passò la palla all’Intendenza generale, che
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avrebbe dovuto prendere accordi con il ministero della Guerra, «utilizzando vestiario fuori uso
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– o di qualsiasi altro tessuto che risponda allo scopo e che, lavato, non schiarisca». La risposta,
condivisa sia dall’Intendenza che dal ministero fu perentoria: «data la spesa e gli inconvenienti
cui darebbe luogo l’adozione delle coperture di panno, sembra più conveniente adottare una
vernice opaca. Ma è da fissarne la questione principale: che questo Ministero cioè, non potrebbe
disporre di panno nuovo, e nemmeno di panno usato, insufficiente ormai, l’uno e l’altro ai bi-
sogni di oggetti più essenziali, anzi indispensabili». Il problema a quel punto passò al ministero
delle Armi e Munizioni, che si sarebbe dovuto occupare dell’adozione della vernice opaca. 100
94 A. Saratti-S. Giusti, Elmetti, in «Diana Armi», anno VII (1973), n. 2, p. 85.
95 N. Bultrini, op. cit., pp. 82-86.
96 Ibidem.
97 AUSSME, F1, b. 243, f. 3, foglio 5026 del 28/271918 del comando della 3ª Armata.
98 Ivi, promemoria del 4/3/1918 dell’ufficio affari generali a ufficio segreteria del Comando Supremo.
99 Ivi, foglio 9477 del 6/3/1918 del sottocapo di SM.
100 Ivi, foglio 39764 del 19/3/1918 dell’intendente generale dell’Esercito.

