Page 53 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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PRIMA GUERRA MONDIALE                                      53


               zione si trasformava in un ulteriore pericolo per la testa del soldato.
                  Per ridurre questo rischio, in Italia si pensò di promuovere lo studio di un modello più com-
               patto. Nei contratti d’appalto che l’Amministrazione militare firmò con la ditta Moneta era
                                                                                          79
               espressamente indicato: «elmetti tipo francese, ma stampati in un sol pezzo».  Nel complesso
               vennero stipulati otto contratti con Moneta dal 28 maggio 1916 al 24 ottobre 1918, l’ultimo
               però annullato per intercorsa fine della guerra. L’effettiva produzione totale sarebbe stata di 2
                                     80
               milioni 550 mila pezzi.  Nel frattempo, a seguito di alcuni ritardi di produzione e consegna av-
               venuti con Moneta, il 23 febbraio 1918 l’Amministrazione militare instaurò un rapporto anche
               con la Società anonima Smalteria italiana, sempre di Milano. Con questa il contratto fu uno solo
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               e riguardò 250 mila elmetti.  Il costo unitario riconosciuto sarebbe lievitato con i mesi della
               guerra: da 4,10 lire fino a 6,20 lire.
                  Una volta ottenuta la commessa degli elmetti, la ditta Moneta chiese e ottenne (31 maggio
               1916) pure l’attribuzione di stabilimenti ausiliari, all’interno del composito sistema della Mo-
               bilitazione industriale. Oltre agli elmetti, Moneta produceva anche varie tipologie di bombe e
               granate; nella domanda fece presente come tale status fosse indispensabile, per evitare com-
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               promissioni alle forniture concordate.  Tale qualificazione rendeva infatti il personale civile
               sottomesso alla giurisdizione militare, equiparando di fatto il lavoro in fabbrica agli obblighi di
               richiamo in armi. Era una condizione assai rilevante, se si pensa pure alle problematiche ine-
               renti i diritti sindacali, gli eventuali scioperi e la renitenza al lavoro. In più, ritenute di interesse
               nazionali, tali fabbriche avevano la precedenza e condizioni migliori nell’acquisizione delle
               materie prime, che mese dopo mese si erano fatte meno reperibili e quindi più care. Il generale
               Alfredo Dallolio, deus ex machina della produzione militare nazionale, volle creare così un
               esercito industriale, all’interno del complesso sistema dello sforzo di mobilitazione complessi-
               va del Paese. 83

                  La ditta Moneta si sarebbe avvantaggiata in tal senso, ottenendo in più riprese la lamina
               d’acciaio necessaria, per la fabbricazione corrente degli elmetti pattuiti, «addebitandogliela
               sulla base di costo della lamiera in dischi e cioè a L. 136 il Quintale». 84
                  Leggendo i contratti d’appalto, inerenti le due ditte menzionate, si ha notizia di molti parti-
               colari interessanti. Innanzitutto la fabbrica Moneta si sarebbe occupata sia della parte metallica,
               che di quella interna: marocchino e soggolo. Oltre alle informazioni già note sulla composizio-
               ne del modello francese, è rilevante citare alcuni particolari. Il manufatto era forgiato «in lami-
               na d’acciaio, senza pagliuzza, né piega, né ammaccature e fenditure, di una resistenza minima
               alla trazione di 40/45 Kg per mmq ed un allungamento minimo del 18/20%. Quest’acciaio avrà
               uno spessore di 7/10° di mm con tolleranza di 0, mm 5 o in più od in meno. Esso deve essere di-
               sossidato e ricotto dopo la disossidazione». Tra l’altro nei solleciti alla richiesta di ausiliarietà,



               79  ACS, Min. per le Armi e Munizioni, Ufficio Contratti, b. 5, f. 350.
               80  I contratti con Moneta furono i seguenti: n. 350 del 28 maggio 1916 per 150 mila elmetti; n. 440 del 12 luglio
                   1916 per 300 mila elmetti; n. 658 del 1° ottobre 1916 per 500 mila elmetti; n. 985 del 14 marzo 1917 per 500
                   mila elmetti; n. 1419 del 7 agosto 1917, che aumentava  il contratto n. 985 a 800 mila elmetti; n. 1834 del 14
                   gennaio 1918 per 800 mila elmetti, n. 2494 del 24 ottobre 1918 per 800 mila elmetti, poi ridotti a 375 mila e
                   infine annullato.
               81  Contratto con Smalteria italiana n. 1912 del 23 febbraio 1918 per 250 mila elmetti.
               82  ACS, Min. per le Armi e Munizioni, Decreti, b. 9, f. 94, documenti vari.
               83  A. Assenza, Il generale Alfredo Dallolio. La mobilitazione industriale dal 1915 al 1939, USSME, Roma 2010,
                   pp. 231, 243-245.
               84  ACS, Min. per le Armi e Munizioni, Ufficio Contratti, b. 25, f. 2300.
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