Page 95 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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ANNI VENTI 95
Tornando invece alla seduta del Consiglio dell’Esercito dell’11 maggio, in quella sede ven-
nero aggiornati i presenti a proposito della sperimentazione dei modelli alleggeriti di elmetti:
«Modena conferma essere l’esperimento risultato un vero disastro, poiché, mentre l’apparenza
è buona, si rompono con estrema facilità». 162
Nella seduta del 12 maggio 1922 si affrontò il tema dell’aigrette. Si arrivò alla conclusione
che esso fosse opportuno come segno distintivo dei comandanti, purché il rapporto qualità/
prezzo fosse proporzionato. 163
Le conclusioni delle sedute ebbero come risultato una risoluzione della Commissione per
lo studio dell’uniforme, che – oltre a introdurre il cappello all’italiana per tutti quei militari
sprovvisti di copricapo speciale – per quanto riguardava gli elmetti così si espresse:
«In relazione ai pareri espressi in seno al Consiglio dell’Esercito, l’elmetto deve essere
conservato specialmente per la grande uniforme nelle riviste e parate. Tenendo presente che
oggi in grande uniforme nelle riviste e parate, pur essendo di prescrizione l’elmetto, i corpi che
hanno un copricapo speciale […] lo portano in luogo dell’elmetto, sicché quest’ultimo viene ad
essere portato solo dalla fanteria, artiglieria, genio, armi alle quali si è ora dato il cappello che è
appunto il copricapo all’italiana caratteristico, non sembra il caso che l’elmetto venga adottato
per la grande uniforme. E ciò anche in considerazione che nella stagione estiva e per i lunghi
periodi d’attesa nei ranghi, sotto il sole, l’elmetto è un copricapo troppo pesante e antigienico.
In omaggio alle ragioni di tradizione guerresca, l’elmetto, oltre che per alcuni servizi armati
di carattere speciale, potrebbe riserbarsi come copricapo di tutti senza eccezioni, per le funzioni
del 4 novembre, festa della Vittoria». 164
E ancora più precisamente: «Elmetto metallico. – deve essere conservato come oggetto di ar-
mamento; da impiegarsi oltre che per il combattimento e per le riviste e parate del 4 novembre,
anche eventualmente per i servizi armati d’ordine pubblico.
[…]
Ammesso come sopra è detto, che l’elmetto metallico ridiventi oggetto essenzialmente di
armamento o di mobilitazione, si propone che per motivi di praticità e di economia, i fregi ven-
gano su di esso opportunamente dipinti, nei colori caratteristici dell’arma anziché sovrapposti
in lamina metallica: poiché i fregi metallici sono sempre poco solidi (specialmente negli attac-
chi) ed esigono fori che indeboliscono l’elmetto.
Circa il distintivo speciale per gli ufficiali generali e per comandanti di corpo rimane stabili-
to che mentre per i comandanti di corpo dovrà essere adottata una aigrette semplice di airone o
fac-simile a fili dritti e di dimensioni limitate, da adattarsi sull’elmetto o sul cappello (al posto
della penna); per i generali da applicarsi sull’elmetto e sul berretto dovrà essere un po’ più ricca
con fili dritti e altri spioventi». 165
La tematica dell’elmetto venne riproposta nella seduta del 18 ottobre, in relazione alla va-
rietà dei copricapi in dotazione, anche se i generali Armando Diaz e Giacomo Ponzio ci tennero
162 Verbale della 38ª seduta, in A. Viotti, Uniformi e distintivi dell’Esercito italiano fra le due guerre 1918-1935,
op. cit., tomo I, p. 160.
163 Verbale della 39ª seduta, in ibidem, p. 166.
164 Allegato n. 2 alla 58ª seduta, in ibidem, p. 170.
165 Ibidem, p. 171.

