Page 98 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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                                                                                     di reggimento di
                                                                                     fanteria con aigrette

                  E’ curioso tuttavia citare che, nonostante il suo grande uso nelle formazioni postbelliche
               del Regio Esercito, ma anche nelle coeve unità paramilitari dannunziane o fasciste, si dovette
               attendere ancora il settembre del 1923, per rintracciare l’elmetto quale corredo ufficiale delle
               Forze Armate postbelliche. Abbiamo visto come le lunghe disamine sulla versione alleggerita e
               sul ritorno ai fregi dipinti erano rimaste fini a se stesse. Si arrivò in questo modo alla circolare
               n. 158, pubblicata sul Giornale Militare il 22 settembre. Essa, all’interno di un complesso bi-
               lancio sullo stato dell’arte del corredo del militare uscito dalla Grande Guerra, annoverò per la
               prima volta in termini inequivocabili l’adozione del copricapo metallico come parte integrante
               dell’uniforme militare, in pace o in guerra, sia sotto le armi sia quando previsto. L’occasione era
               quella di precisare le modifiche alla divisa di ufficiali, sottufficiali e truppa, ma anche il luogo
               per ribadire molte delle introduzioni belliche, che per ragioni di necessità o urgenza non erano
               mai state normalizzate.

                  L’elmetto (con fregi dell’arma o corpo) era prescritto con l’uniforme ordinaria degli ufficiali,
               sottufficiali e truppa per i servizi d’ordine pubblico. Nella grande uniforme, ossia quella di rap-
               presentanza, esso era obbligatorio invece quando si era sotto le armi. In questo ambito venne al-
               tresì confermato il privilegio relativo ai comandanti di reparto o grande unità di apporre al fian-
               co sinistro dell’elmetto il pennacchio bianco di airone, tramite apposita tulipa.  E’ interessante
                                                                                         172
               domandarsi perché nel 1922 il Consiglio dell’Esercito bocciò la sopravvivenza del simbolo dei
               comandanti, mentre un anno dopo il nuovo ministro della Guerra Diaz ripristinò l’attributo. La
               risposta è probabilmente da trovarsi nel nuovo clima nazionalistico, che si respirava nel Paese
               e nel reciproco ammiccamento tra Regime e vertici militari.


                   gelo di R. 2002, pp. 17-28; A. Viotti, Uniformi e distintivi dell’Esercito italiano fra le due guerre 1918-1935,
                   op. cit., tomo I, pp. 587-588.
               172 Circolare n. 158 del 22/9/1923 del Giornale Militare.
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