Page 218 - Il Corpo di spedizione italiano in Cina 1900-1905 - Organizzazione, uniformi e distintivi
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218                                        Il Corpo dI SpedIzIone ItalIano In CIna - 1900-1905


            consegna ai caporali – lo scovolino di crini, usato solo durante le manovre, i
            campi d’istruzione e nelle esercitazioni estive in montagna ed una serie di ri-
            cambi - una molla spirale del percussore, una molla spirale dell’espulsore, un
            bottone dell’otturatore, un percussore con punta ed un estrattore - in dotazione
            esclusivamente ai caporali.
               L’adozione dell’armamento mod.1891 comportò anche quella di un nuovo
            modello di cinturino e di giberne.
               Il cinturino m.1891, simile al modello precedente, era provvisto di fibbia ad
            ardiglione, di un bottoncino “per impedire la caduta delle giberne quando il
            cinturino è sfibbiato” e di borsa scorrevole per sciabola-baionetta di forma ora
            completamente diversa rispetto al passato, costituita da un pendaglio singolo
            sagomato sul fondo, lungo circa 33 centimetri e largo quattro centimetri e mez-
            zo, in cui veniva riposto il fodero della sciabola-baionetta.
               Le due giberne mod.1891, la cui forma era simile a quelle mod.70/87, erano
            anch’esse in cuoio annerito, di forma rettangolare ma di dimensioni ridotte – il
            cofano vero e proprio era lungo circa 14 centimetri, alto circa otto centimetri e
            profondo cinque centimetri e mezzo – ed erano dotate di coperchio all’esterno
            del quale, in posizione centrale, era cucita una linguetta lunga circa 13 centi-
            metri e larga circa due, con l’estremità arrotondata munita di asola grazie alla
            quale si agganciava ad un “bottone mezzano con rosetta” in ottone saldato sul
            fondo del cofano.
               La “giberna per caricatori” – che si portava sulla destra – aveva al suo
            interno una cassetta di latta divisa in due scomparti, ciascuno dei quali diviso a
            sua volta in tre settori longitudinali ognuno dei quali contenevano un caricatore
            con le cartucce posizionate con la punta in basso.
               La “giberna per pacchetti” aveva al suo interno la stessa cassetta di latta di-
            visa però in due scompartimenti, ognuno dei quali conteneva un pacchetto con
            tre caricatori collocato con il coperchio in alto e con la linguetta di tela rivolta
            in avanti.  142
               Sul dorso del cofano erano cuciti due passanti in cuoio, larghi due centimetri
            e lunghi sei, mentre sull’orlo posteriore del coperchio era cucita, come sulle
                                                  143
            giberne mod.77/87, un’”inchiappatura”   dello stesso cuoio che reggeva una
            campanella rettangolare verniciata di nero alla quale si agganciavano le due
            “cinghie da cartuccera”; queste erano in cuoio annerito, riunite da due bottoni


            142  Per estrarre i caricatori il soldato strappava la linguetta di tela scoprendo il primo ca-
                ricatore che veniva estratto “servendosi delle unghie”.
            143  Nel linguaggio militare dell’epoca il termine “inchiappatura” indicava un segmento
                di cuoio ripiegato su se stesso e cucito ad una delle estremità e quindi fissato alla gi-
                berna, allo zaino ecc., nel quale veniva infilata una “campanella”, termine che indica-
                va generalmente un anello metallico che poteva essere di varia forma.
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