Page 22 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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            sabili perché gli studiosi possano darsi ragione di ciò che è stato conservato e di
            ciò che non troveranno. La formazione documentaria, infatti, non ha origine da
            una cultura archivistica; essa resta ancorata, oltre che all’autosufficienza di una
            «microsocietà nella società», alla originaria necessità di servizio. Una testimo-
            nianza diretta ci viene da Adriano Alberti: egli racconta, nel 1922, le vicende che
            hanno portato allo scioglimento dell’Ufficio storico del Comando di Stato mag-
            giore allo scoppio del conflitto europeo e alla sua ricostituzione nel 1920, con la
            raccolta di diari di guerra dei corpi e dei comandi mobilitati. Alberti ci indica
            come «I carteggi non hanno però potuto essere ordinati per materia, ma dovette-
            ro essere catalogati come furono ricevuti, per la necessità di poter rintracciare in
            qualsiasi momento le pratiche che ancora vengono richieste per risolvere que-
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            stioni amministrative o personali» . La lettura di testi coevi, insomma, conferma
            quell’organizzazione che comincia a guardare a una funzione storica ma che, nel
            contempo, anche nella sua stratificazione temporale, deve ancora tenere conto
            della sua funzionalità amministrativa.
               Così  la  consultazione  degli  studiosi  deve  essere  tesa  a  rintracciare  nuclei
            documentari organizzati per pertinenze, come le campagne di guerra o periodiz-
            zazioni interne alla vita militare, e non fondi veri e propri. La completa autono-
            mia nelle scelte conservative e gli obiettivi concreti dell’amministrazione milita-
            re, nonché le modalità di selezione della documentazione, presentano un quadro
            molto diverso rispetto al lascito di fonti di altre amministrazioni. La sostanziale
            assenza di indicazioni generali sulla formazione e tenuta degli archivi racconta
            di una documentazione costruita, per i primi periodi almeno, senza una partico-
            lare attenzione alla conservazione, lasciando alla sola corrispondenza e al carteg-
            gio d’ufficio prescrizioni un po’ più precise.
               La messa a disposizione del lavoro di Trani, che si configura al contempo
            come  uno  strumento  solido  e  una  raffinata  elaborazione  archivistica,  sarà  un
            riferimento per i prossimi lavori di ricerca. Esso appare utile a tutte le varietà
            direzionali che la storiografia che attinge alle fonti militari ha intrapreso ormai
            da anni, ma in particolare appare un grande arsenale per gli studi di impronta
            storico-istituzionale.
               A tal proposito si può notare come la storiografia abbia di recente conosciuto
            passaggi di rilievo nel campo, non limitandosi più a rappresentare una «histoire
            bataille» di antica memoria. La storia dell’Esercito è stata spesso integrata nella
            più generale storia politica, culturale e sociale del nostro Paese, o ad alcuni pas-






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                a. alberti,  L’attività  dell’Ufficio  storico  negli  ultimi  due  anni,  estratto  da  «Rassegna
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