Page 19 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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Un’«arma» di precisione per la ricerca sUlla storia e sUlle istitUzioni militari  19


               cativamente rilevanti le scelte operate dopo la guerra con gli ordinamenti Albric-
               ci e Bonomi, che hanno portato alla riduzione della massa facendo addirittura
               parlare  di  «liquidazione»  dell’Esercito.  Tuttavia,  pur  invertendo  la  marcia  in
               ordine alla struttura, alle dotazioni, in particolare di carri e mezzi contraerei, le
               novità dell’ordinamento Mussolini possono essere colte soprattutto nella filoso-
               fia di una pronta trasformazione da una «nazione in armi» a una «nazione in
               guerra», anche se, come è appurato, noto e condiviso in letteratura, la prepara-
               zione per una messa in efficienza dell’apparato richiederebbe tempi più lunghi
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               rispetto ai disegni e ai tempi della Germania di Hitler . Dal punto di vista archi-
               vistico, la massa di documenti aumenta, ovviamente, con le «avventure» militari
               del fascismo.
                  Trani mette bene in evidenza il travaglio e le vicissitudini dell’Ufficio storico
               dopo l’8 settembre, il suo trasferimento a Orvieto, la contesa sulle carte, l’azione
               di difesa del patrimonio operata da ufficiali sensibili alla prospettiva storica di
               quella  documentazione,  tra  cui  troviamo  anche Alberto  Maria  Ghisalberti.  La
               dispersione  di  molte  carte  relative  al  Secondo  conflitto  mondiale  conduce  a
               un’integrazione con carte di diversi governi esteri, con carte italiane conservate
               in altri Paesi. Dal 1945 si nota anche una certa attenzione alla salvaguardia della
               documentazione, riconoscendo valore storico anche alla memorialistica. Si dif-
               fonde un «dovere morale» che porta oltre la conservazione, che si indirizza verso
               l’acquisizione e che si pone il problema della fruizione e dell’uso storico in una
               chiave diversa rispetto al passato.
                  Pur con una assunzione per lungo tempo non esplicitata delle funzioni con-
               servative, la costituzione e l’evoluzione dell’Ufficio storico del Regio esercito e,
               poi, anche delle singole Forze armate, appaiono un dato molto interessante, quasi
               una storia nella storia di quella documentazione e della sua gestione. Trani ci
               racconta quella «metamorfosi» che ha poi «favorito l’attuazione di una politica
               di apertura al pubblico sempre più liberale che ha comportato l’adozione di rego-
               le sull’accesso e sulla consultabilità analoghe a quelle in vigore per gli Archivi
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               di Stato» . Quella metamorfosi porta a una sostanziale trasformazione dell’Uffi-
               cio storico in ente con valenza culturale, che spiega anche la collaborazione con
               l’amministrazione  archivistica  e  con  il  mondo  accademico.  Si  è  fatta  strada,
               infatti, nel tempo, una nuova cultura della finalizzazione storica. La consapevo-
               lezza della gestione di un patrimonio documentario di rilievo spinge oggi l’am-
               ministrazione militare ad avvicinarsi agli standard archivistici.




               5   f. stefani, la storia della dottrina...cit., II/1, Da Vittorio Veneto alla 2  Guerra mondiale,
                                                                       a
                  Roma, Ufficio storico SME, 1985, pp. 56-59, 84-87, 220 e 305.
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                  Si veda p. 531 di questo volume.
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