Page 18 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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anni, facendo fronte al «problema dei problemi», e cioè il rafforzamento dell’i-
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struzione , aumentando il numero dei corpi d’arma, strutturando via via il proprio
ordinamento e, coerentemente alla progressiva acquisizione di una missione di
carattere nazionale, organizzando sistematicamente la leva e gli obblighi del
servizio. Dal punto di vista archivistico, l’adozione di criteri differenti nella
gestione delle carte prodotte da organi, comandi, unità e servizi riflette modelli
organizzativi disponibili o modifiche dovute a eventi o a processi fortemente
periodizzanti la vita del Paese o, più specificamente, quella dell’Esercito. Così la
guerra del 1859, che riscatta la sconfitta del 1848, l’organizzazione militare del
Paese ormai unificato, le sconfitte della guerra del 1866 (pur nel contesto vitto-
rioso in virtù dell’alleanza con la Prussia), il trattato della Triplice alleanza,
conducono ad assestamenti interni, alla nascita di nuovi uffici, o, nel 1882, alla
creazione effettiva di un Corpo di Stato maggiore che ridisegna la macchina
militare. Fanno la loro comparsa uffici che determinano un salto di qualità pre-
disponendo la «preparazione militare» secondo quadri strategici. Trani ci porta
fin dentro gli archivi dei comandi operativi e dei comandi territoriali e ci illustra
con grande chiarezza le loro funzioni e la loro documentazione.
La raccolta di documenti sulla Prima guerra mondiale inizia precocemente e
il 1920 può essere indicato come data fortemente periodizzante. Il salto di quali-
tà si registra quando l’Ufficio storico viene incaricato, a livello normativo, della
raccolta e studio dei documenti militari, della compilazione e pubblicazione di
lavori di carattere storico-militare oltre che della gestione delle biblioteche mili-
tari, della pubblicazione di riviste e della tenuta degli archivi . L’Ufficio riorga-
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nizzato si dota, negli anni successivi, di uno schema per un’organizzazione per-
manente, che significa, di fatto, una stabilizzazione della sua funzionalità nelle
strutture militari. Si amplia, anche a dismisura, la «fame» di carte, tanto da cre-
are rapporti burrascosi con altri enti, come il Museo del Risorgimento di Milano
che negli anni Venti comincia a ricercare documenti, anche di produzione mili-
tare, per costituire un «Archivio di guerra». Dalla tentata o riuscita acquisizione
della messe di carte relative alla Grande guerra, la «caccia» si estende anche alle
campagne risorgimentali. Si può leggere così un fine che si dilata dalla valoriz-
zazione dell’esperienza di una guerra vittoriosa all’esaltazione di una tradizione
militare di più lunga durata. Quando viene introdotto l’ordinamento Mussolini,
nel 1926, e si porta la ferma a 18 mesi per la massa e si ricostituisce il Corpo di
Stato maggiore in luogo dell’Ufficio di Stato maggiore, si producono certamente
novità periodizzanti la vita concreta dell’Esercito, così come sono state signifi-
3 Ibid., p. 73.
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In particolare, sull’Ufficio storico dell’Esercito, si veda la Parte terza, pp. 349-512.