Page 375 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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Albini, veniva poi collocato nelle casse inviate dall’Officina del genio di Pavia .
Non fu invece possibile, a causa della mancanza di personale, ridotto pratica-
mente a un solo maresciallo, riordinare e sistemare i fogli che avevano perso la
loro collocazione originaria durante il trasferimento da Orvieto.
Nel frattempo continuavano ad affluire nuovi documenti provenienti dai
comandi mobilitati tra cui 50 casse contenenti il diario storico del Comando
supremo di cui due, però, venivano immediatamente richieste dalla Segreteria
particolare del capo del Governo, mentre le altre 48 venivano poi trasportate, nel
novembre del 1944, nella zona di Verona allorché fu ventilato il progetto, mai
diventato operativo, di installare l’Ufficio storico «repubblicano» a villa Novare-
Arbizzano (Verona).
Inoltre, durante il periodo di residenza a Trescore l’Ufficio storico subiva due
ricognizioni da parte dell’autorità militare tedesca che otteneva in consegna, con
impegno alla restituzione, un gruppo di carte e di schizzi attinenti alle fortifica-
a
zioni italiane sulla frontiera alpina occidentale, alla 1 e alla 4 Armata nel 1939
a
e alle antiche fortificazioni austro-ungariche nella zona del Trentino. In aggiunta,
venivano prelevate pubblicazioni riguardanti le interruzioni dei vari corpi d’ar-
mata della zona di frontiera. Nessuno di questi documenti fu mai riconsegnato.
Il 31 aprile 1945, il 2° Reparto dello Stato maggiore trasmetteva l’ordine di
distruggere tutto il carteggio avente carattere riservato: fortunatamente l’Ufficio
storico non eseguiva il provvedimento e, anzi, dava, a sua volta, disposizione che
il materiale dell’Esercito della RSI venisse conservato per intero.
Alla preservazione dei complessi documentari dell’Ufficio storico concorse
anche il Comitato di liberazione nazionale di Cenate che, quando gli avvenimen-
ti bellici incalzarono, ricevette in affidamento una serie di documenti, successi-
vamente riconsegnati al col. Luigi Crescenzi il 4 giugno 1945.
Il carteggio trasportato da Orvieto al nord, alla fine della guerra, veniva quasi
tutto recuperato sebbene le vicende e le traversie cui fu assoggettato furono causa
di danni e smembramenti della sua organicità. Gli atti del Comando supremo,
racchiusi nelle 48 casse trasportate a villa Novare (Verona) nel novembre 1944,
e qui consegnate all’ufficiale italiano di collegamento presso il plenipotenziario
tedesco in Italia, il magg. Silvio Prato, andarono in gran parte distrutti a causa di
un incendio scoppiato nei giorni 22-23 aprile 1945, quando la città di Verona
veniva abbandonata dagli aderenti alla RSI; 10 casse venivano, forse, ritirate il 5
giugno 1945 da un capitano dell’Esercito italiano, probabilmente in servizio
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presso un comando alleato .
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Veniva anche compilato un registro provvisorio con informazioni sul contenuto delle singole
casse e su ognuna di queste veniva apposta un’indicazione sommaria dei documenti inseriti.
57 Dopo la partenza dei nazifascisti le 10 casse erano state segnalate dall’amministratore di

