Page 374 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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Morra, le carte più delicate e riservatissime venivano occultate. Complessiva-
mente venivano murate nei sotterranei del Duomo di Orvieto 240 unità di con-
servazione contenenti documenti relativi alla guerra allora in corso; 50 unità di
conservazione con documenti attinenti alla Prima guerra mondiale; 100 volumi
composti da documenti riservatissimi; varie casse con atti riguardanti la Com-
missione d’inchiesta sugli avvenimenti di Caporetto. Tutti questi nuclei venivano
rinvenuti intatti nel giugno 1944, all’atto della liberazione di Orvieto.
Dal 6 novembre del 1943 la direzione dell’Ufficio storico veniva affidata,
dallo Stato maggiore dell’Esercito della Repubblica sociale italiana, al col.
Domenico Pace che subentrava al gen. Biondi-Morra. Quest’ultimo si occupò
subito di organizzare a Roma un «gruppo clandestino Ufficio storico» che trafu-
gava immediatamente e segretamente, da Orvieto, alcuni dei carteggi riservati
affidati personalmente a Biondi-Morra dal capo di Stato maggiore generale e dal
Servizio informazioni militare.
La decisione di spostare l’archivio dell’Ufficio storico al nord veniva presa
nel marzo del 1944 e i documenti venivano traslati da Orvieto a Firenze con
automezzi, da Firenze a Bergamo per ferrovia e poi, da Bergamo a Trescore per
via ordinaria. In quest’ultima località la documentazione veniva sistemata a villa
Suardi e, nel tempo, inviata alle terme di San Pancrazio, a Cenate e, infine, nuo-
vamente a Trescore, a villa Piccinelli, dove rimase fino all’aprile 1945.
L’intenzione iniziale era quella di trasferire innanzitutto la documentazione
sulla Seconda guerra mondiale, ma l’incalzare degli avvenimenti rese confuso il
passaggio e non fece eseguire l’ordine prestabilito. A Firenze le operazioni di
scarico e carico venivano eseguite da ufficiali dell’Ufficio storico, coadiuvati da
ufficiali del Comando regionale. Nonostante i frequenti bombardamenti aerei
nella zona di Firenze, la documentazione non fu soggetta a distruzioni o smarri-
menti; l’unico «inconveniente» fu la rottura di qualche cassa e il conseguente
«frammischiamento» di documenti custoditi in origine in cartelle differenti e il
loro danneggiamento. Inoltre, il sopraggiungere degli eventi del giugno 1944,
liberazione di Roma, impediva il trasferimento al nord di tutta la documentazione.
A Cenate il materiale veniva riunito a villa Albini: le casse intere nel portica-
to, le cartelle sciolte in una stanza a pianterreno e nelle sale ai piani superiori.
Anzitutto, si provvedeva alla chiusura di una parte del porticato e alla costruzio-
ne di scaffalature ove venivano collocate le carte non fascicolate quale che fosse
il periodo cui si riferivano. In un secondo momento venivano aperte tutte le casse
in modo da ubicare negli scaffali la documentazione del Secondo conflitto mon-
diale, della guerra di Spagna e dell’Africa orientale. I documenti relativi ai perio-
di precedenti venivano inseriti nelle casse e metà di queste, data l’insufficiente
capienza di villa Albini, veniva trasportata in una casa privata, appartenente alla
famiglia Martinelli. Il resto della documentazione, posto sulle scaffalature a villa

