Page 371 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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La tuteLa, La conservazione e La fruizione degLi archivi deL regio esercito  371


               Patria e fuori del territorio nazionale; della compilazione di opere sulla Grande
               guerra, sulle guerre coloniali, sulla guerra di Spagna e sulla campagna coeva;
               della redazione di pubblicazioni di carattere occasionale e propagandistico; della
               stesura di articoli e studi vari richiesti dalle autorità superiori o da enti privati;
               della traduzione e, in parte, della stampa delle principali relazioni ufficiali degli
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               eserciti di altre nazioni  e delle più autorevoli opere militari straniere. Continua-
               va, altresì, a dare la propria collaborazione sia agli uffici dello Stato maggiore
               dell’Esercito, compilando studi e memorie e fornendo notizie varie, sia agli enti
               militari e civili e al pubblico, nazionale ed estero, dando informazioni storico-
               militari e bibliografiche. In aggiunta, amministrava e dirigeva, dal punto di vista
               «culturale», la Biblioteca militare centrale, che faceva parte dell’Ufficio, e le 17
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               biblioteche militari di presidio, dislocate in Italia e Oltremare .
                  Dopo  la  dichiarazione  in  stato  di  guerra  delle  sedi  di  campagna  degli  alti
               comandi militari (Comando supremo e stati maggiori di forza armata), veniva
               disposto, a partire dal 1° maggio 1943, e comunque entro il 15 maggio, il trasfe-
               rimento dello Stato maggiore dell’Esercito nella sede di campagna.
                  Con ordine di servizio del Quartier generale dello Stato maggiore del 9 apr.
               1943, n. 579, veniva istituita una commissione per giudicare lo stato di conser-
               vazione e di «trasferibilità» delle scaffalature esistenti presso l’Ufficio storico. Il
               Museo del Duomo di Orvieto veniva indicato come luogo dove allogare l’archi-
               vio, compresi i carteggi del conflitto in fase di svolgimento, già versati dagli enti
               e reparti mobilitati, per un totale di 130 tonnellate .
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                  In verità, sull’opportunità della città umbra come sede per trasferire l’Ufficio
               storico, e la documentazione in sua custodia , mosse, nel marzo del 1943, alcune
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               49   In merito a questo lavoro il gen. Biondi-Morra precisava che la pubblicazione delle rela-
                  zioni ufficiali degli eserciti tedesco, austriaco e inglese sulla Guerra 1914-1918 sarebbe
                  stata ripresa alla fine della guerra, a causa della deficienza di carta e degli accordi preven-
                  tivi con le case editrici estere e con gli stati maggiori interessati.
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                  Relazione sul convegno della Giunta centrale per gli studi storici, [a cura del] gen. capo
                  Ufficio F.[rancesco] Biondi-Morra, 13 mar. 1942, in AUSSME, L 3. Studi particolari, b.
                  277 (già 280), fasc. «Convegno indetto dalla Giunta centrale per gli studi storici (11-12
                  marzo), Ecc. Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon-presidente».
               51   Nella sede di campagna di Orvieto (in codice «Centro Orma») gli uffici e la biblioteca in-
                  terna dell’Ufficio storico venivano sistemati fra palazzo Faina e il Circolo rionale dell’O-
                  pera nazionale dopolavoro Alberto Momicchioli; gli alloggiamenti e le mense in altri loca-
                  li della città. La Biblioteca militare centrale rimase invece a Roma.
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                  In precedenza come città dove trasferire l’Ufficio storico era stata proposta Porano e co-
                  me luogo la villa dei marchesi Viti. Ma un sopralluogo la fece escludere. Questo perché
                  metà dei vani della villa erano già occupati dal Ministero dell’educazione nazionale che
                  vi aveva depositato opere d’arte di grande pregio e altri locali sarebbero stati occupati dai
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