Page 367 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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La tuteLa, La conservazione e La fruizione degLi archivi deL regio esercito 367
precedenza, con un’unica aggiunta attinente all’indirizzo generale per la compo-
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sizione delle riviste militari . Tali attribuzioni non cambiarono nel corso degli
anni Venti e l’Ufficio storico proseguì nel recupero e nella sistemazione dei car-
teggi del Primo conflitto mondiale, nella ricostruzione della storia degli eventi
bellici (dalle campagne risorgimentali al conflitto appena concluso) e nella ste-
sura della relazione ufficiale delle guerre d’Indipendenza.
Il proposito di colmare le carenze dei carteggi della Guerra 1915-1918 com-
portò, però, una serie di incombenze inconsuete. Ad esempio, venivano elabora-
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ti e distribuiti, alle brigate di Fanteria , dei «riassunti», a stampa, sui fatti d’armi
cui avevano partecipato, contenenti dati sulla dislocazione, sugli scontri, sulle
perdite, sulle ricompense, sui comandanti e sugli ufficiali deceduti.
Due gli obiettivi che avevano portato alla redazione di queste brevi monogra-
fie. Il primo era quello di ricomporre la «memoria» delle unità che, avendo
magari perduto gli archivi durante le operazioni e cambiato il personale, spesso
«non sapevano dove e come avessero combattuto». Il secondo riguardava la pos-
sibilità di ampliare, a beneficio dell’Ufficio storico, la conoscenza sulla campa-
gna, grazie a qualche «testimonio oculare dei fatti» che, sulla base del testo
effettuato dall’Ufficio, poteva fornire ulteriori informazioni.
L’altra iniziativa fuori dell’ordinario fu la raccolta delle relazioni compilate
dagli ufficiali al ritorno dalla prigionia, segno del riconoscimento del valore delle
«memorie» personali e della loro utilità per integrare le fonti «ufficiali» , inca-
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paci di riportare informazioni sull’«elemento morale» che tanto peso aveva,
invece, nel combattimento:
Ora, di solito, delle guerre passate si avevano le relazioni ufficiali accompagnate
dagli ordini, rapporti, ecc. più eventualmente, qualche narrazione di testimoni ocu-
lari. Di norma erano le voci dei comandanti che trasmettevano gli avvenimenti ai
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Circolare Stato maggiore del R. esercito, Ufficio ordinamento e mobilitazione, ordina-
mento del R. esercito. R. decreto n. 1394. Attribuzioni particolari degli uffici dello Stato
maggiore del R. esercito, 26 lug. 1925, n. 444, in «Giornale militare ufficiale», (1925), di-
spensa 45ª, pp. 1668-1674, in part. p. 1674.
38 Analogo lavoro era previsto per le altre armi del Regio esercito e anche per le unità disciolte.
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L’interesse per le testimonianze personali come supporto alla ricostruzione dell’evento
bellico, era, in realtà, già affiorato in una circolare del Comando supremo, emanata nel
gennaio 1916. Con il provvedimento veniva richiesto ai comandanti di corpo e ai capi di
servizio di raccogliere, dai loro dipendenti, di qualunque grado, «narrazioni» su episodi
comprovanti le «virtù patriottiche e militari» dei soldati italiani; e, ancora, dopo averle ac-
certate, ma non rielaborate o commentate, di inviarle alla Sezione storica del Comando su-
premo. Cfr. circolare Comando supremo, Reparto operazioni, Ufficio affari vari e segrete-
ria, Storia episodica dell’attuale campagna di guerra, 14 gen. 1916, n. 538, in AUSSME,
M 7. Circolari vari uffici, b. 1, fasc. 6.

