Page 363 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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La tuteLa, La conservazione e La fruizione degLi archivi deL regio esercito  363


               veniva assegnato all’Ufficio informazioni e poi, con l’entrata in guerra dell’Ita-
               lia, veniva trasferito a Treviso per dirigere la Sezione storica, istituita all’interno
               dell’Ufficio affari vari del Comando supremo cui spettava la condotta delle ope-
               razioni. Nella Sezione dovevano confluire tutti quei documenti e relazioni delle
               unità mobilitate giudicati essenziali per ricostruire le vicende della campagna, da
               riordinare secondo un ordine «cronologico e sistematico». Oltre ciò, veniva sta-
               bilito che, per evitare dispersioni delle carte, il versamento doveva avvenire «fin
               dal principio», in altre parole non appena la documentazione avesse perduto, per
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               gli enti produttori, il carattere di quotidiana consultazione .
                  Dopo l’armistizio di Villa Giusti, firmato il 3 novembre 1918, il Comando
               supremo e poi, lo Stato maggiore del Regio esercito, continuarono l’azione di
               recupero del carteggio di guerra. Come sede naturale per la sua custodia veniva
               individuato  l’Ufficio  storico,  ricostituito  a  Roma  nell’estate  del  1919  e  posto
               all’interno del Reparto operazioni, insieme all’Ufficio O (Operazioni), all’Uffi-
               cio A (Addestramento), all’Ufficio E (Esteri), all’Ufficio I (Informazioni) e al
               Quartier generale. All’Ufficio storico, che riprendeva a funzionare nell’ottobre
               dello stesso anno, venivano riconfermati i compiti di accumulare e studiare la
               documentazione, di comporre e pubblicare scritti storico-militari e di tenuta della
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               biblioteca del Comando del Corpo di Stato maggiore . Nell’immediato dopo-
               guerra,  l’Ufficio  continuava  a  ricevere  le  carte  delle  grandi  unità  mobilitate
               sciolte al termine del conflitto e, per gli accordi di San Germano del 10 settembre
               1919,  otteneva,  dopo  alcune  complicazioni  iniziali,  una  notevole  quantità  di
               documenti austriaci, tedeschi e ungheresi che, via via, venivano tradotti e inseri-
               ti in archivio come «preziosa» fonte per la storia della Grande guerra. L’opera di
               individuazione e trascrizione della documentazione austriaca era stata iniziata
               dal gen. Roberto Segre, capo della nostra Missione militare a Vienna che, muni-
               to di ampi poteri dal Comando supremo, aveva predisposto il lavoro di ricerca e
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               l’invio a Roma di un primo nucleo relativo alla battaglia del Piave . Ma, già


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                  AUSSME, a r, b. 5, fasc. 38, s.fasc. 1.
               28   «Questo ordinamento sarà mantenuto dal Comando supremo anche quando esso si trasfor-
                  merà in Comando del Corpo di Stato maggiore». Cfr. comunicazione Riordinamento del
                  Comando supremo, 9 ago. 1919, n. 4688 di prot. RS, a firma del capo di Stato maggiore del
                  R. esercito gen. Armando Diaz, indirizzata ai comandi d’armata e di grande unità autono-
                  me, all’Intendenza zona retrovia, alla Piazza marittima di Venezia e Pola, al Comando pre-
                  sidio interalleato di Fiume e, p.c., ai comandi di corpo d’armata e di divisione territoriale,
                  al Ministero della guerra e alla Delegazione per la pace, Sezione militare (Parigi), in AUS-
                  SME, M 7. Circolari vari uffici, b. 55, fasc. «Comando supremo (circolari). Agosto 1919».
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                  Alla Missione militare italiana, che iniziava i suoi lavori a Vienna nel dicembre 1918 e li
                  terminava nel 1920, oltre ai tipici compiti di controllo (ad esempio, il disarmo), erano state
                  assegnate svariate responsabilità tra cui la vigilanza sul rispetto, da parte austriaca, delle
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