Page 364 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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            nell’ottobre del 1919, l’assenza di istruzioni categoriche rese sempre più diffici-
            le l’accesso agli archivi di Vienna e le autorità austriache si mostravano sempre
            più «riluttanti» ad accogliere i desiderata italiani. Nuove trattative consentirono
            di riaccedere a tali archivi e, grazie all’impegno degli ufficiali della Missione
            italiana, furono ricopiati tutti i documenti ritenuti importanti per il nostro Paese.
            Visto il bisogno italiano di assicurarsi stabilmente il diritto di esaminare diretta-
            mente la documentazione di guerra conservata nella capitale austriaca, veniva
            aggiunta, il 6 aprile 1922, un’apposita clausola nella convenzione sugli archivi
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            riguardante l’attuazione del trattato di San Germano . Secondo i nuovi accordi
            il Governo austriaco doveva consegnare ai governi alleati gli archivi, i registri, i
            titoli e i documenti appartenenti alle amministrazioni civili, militari, finanziarie,
            giudiziarie o d’altro genere, dei territori ceduti, ad eccezione di quei documenti
            concernenti le amministrazioni austriache. Quanto concordato nel 1922 aveva
            piena applicazione solo dopo la firma del protocollo, avvenuta il 31 ottobre del
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            1924, e della nota aggiuntiva del 17 gennaio 1925 .



               corresponsioni in conto «riparazioni» dei danni di guerra che comprendevano anche la re-
               stituzione all’Italia di quanto ancora recuperabile, dopo la dispersione e la vendita a priva-
               ti, delle opere d’arte trafugate dagli austriaci fin dalla guerra del 1866. Per l’espletamento
               delle sue competenze la Missione si avvalse di appositi organismi, costituiti da 5 commis-
               sioni, poi elevate a 7, e da 6 delegazioni, sparse su tutto il territorio austriaco. Nonostan-
               te i buoni risultati della Missione, che si era guadagnata la stima e il riconoscimento degli
               stessi austriaci, l’obiettivo finale dell’Italia di recitare a Vienna il ruolo di grande potenza
               e di mostrare ai vinti le sue migliori qualità, veniva vanificato, a partire da metà del 1919,
               dalla notizia di presunte irregolarità contabili nella gestione della Missione. L’attività di
               indagine per accertare i fatti si concludeva nel novembre del 1920 con il deferimento di
               Segre e di altri ufficiali, i quali furono prima arrestati, nel maggio del 1921, poi messi in li-
               bertà in attesa del processo. Questo fu celebrato nel 1924 e si concluse con una sentenza di
               assoluzione. Nel frattempo il gen. Pietro Badoglio era stato nominato capo della Missione
               ma al momento del suo insediamento questa era ormai inattiva, visto che l’attuazione delle
               clausole d’armistizio era stata completata e, in conseguenza del trattato di pace, le truppe
               italiane avevano sgomberato il territorio austriaco nel luglio del 1920. L’attività dei dele-
               gati italiani a Vienna continuò nell’ambito della Commissione militare interalleata di con-
               trollo. Sulla Missione militare italiana a Vienna cfr. r. seGre, La Missione militare italia-
               na per l’armistizio. Dicembre 1918-gennaio 1920, Bologna, Zanichelli, 1928; d. PoMMier
               vinCelli, La Missione Segre (1918-1920). L’Austria e la nuova Europa centro-orientale,
               Roma, Edizioni Nuova cultura, 2010 (I Chioschi gialli, 1).
            30   Con gli accordi del settembre 1919 l’Austria si impegnava a restituire all’Italia tutti gli ar-
               chivi, documenti, oggetti d’arte, il materiale scientifico e bibliografico prelevato dai terri-
               tori invasi o ceduti; e, ancora, tutti gli archivi ufficiali dei territori ceduti, tutti gli archivi,
               documenti e atti storici in possesso di istituzioni pubbliche che interessavano direttamente
               la storia dei territori ceduti e che erano stati asportati dal 1861 in poi.
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                Il protocollo era stato elaborato da una commissione interministeriale costituita da delegati
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