Page 114 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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co, la sovralimentazione e la sovracompressione permisero   tico tedesco, Hugo Junkers, iniziò a studiare la maniera
               il superamento di un limite molto ristretto”. 11        di realizzare un velivolo del tutto diverso dagli esistenti,
                 Nell’ambito motoristico si manifestò sin dall’inizio la ri-  senza orditura di legno e superfici alari di tela, tenute in-
               valità fra i motori rotativi francesi, leggeri e potenti, ma   sieme da tiranti e controventi: un aereo interamente me-
               di alto consumo di carburante ed olio, e quelli tedeschi   tallico con la carlinga completamente chiusa, quale poi
               in linea più pesanti e lenti, ma bisognosi di minor alimen-  si vedrà in concreto solo negli anni ’40. Il metallo ideale
               tazione e lubrificazione. Non si trattava di un confronto   per un impiego del genere sarebbe stato il duralluminio,
               tecnico ma di una diversa concezione tattica sull’impiego   ma trattandosi di una lega inventata da pochissimi anni,
               della nascente aviazione: per i Francesi eminentemente da   con i titoli ottimali ancora da stabilire in modo adeguato
               caccia con monoposto agili e scattanti da usare in brevi   in funzione delle precipue destinazioni e tenendo anche
               raid difensivi, per i Tedeschi eminentemente da bombar-  conto dei non improbabili difetti, se ne rinunciò all’uso.
               damento con pesanti apparecchi capaci di lunghe crociere   Fu pertanto giocoforza per Junkers optare per la lamie-
               con rilevanti carichi!                                  ra  d’acciaio, soluzione  che  però aggravò notevolmente
                 In ambedue i casi quali che fossero le relative moto-  il  peso  dell’aereo,  compromettendone  sensibilmente  le
               rizzazioni quelle macchine dovevano sostenere ancora    prestazioni. Il primo prototipo lo Junkers J1 venne fatto
               molte  significative  migliorie per  entrare  in  produzione,
               a  cominciare  dalle fin  troppo fragili ed  esili carlinghe.   In alto: aeroplano in fase di assemblaggio su un binario al College
               Pochi anni dopo, quando ormai la disputa sui motori si   Park del Signal Corps dell’Esercito degli Stati Uniti.
               era in qualche modo esaurita, un progettista aereonau-  Nella pagina a fianco: dall’alto l’aeroplano realizzato secondo le pre-
                                                                       scrizioni del Signal Corps fuori da un hangar presso Fort Sam Hou-
                                                                       ston; le officine in cui venivano realizzate e, quindi, assemblate le va-
               11  Da B. gille, Storie delle tecniche, Roma 1985, p. 452.   rie componenti dello stesso aeroplano.





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